Articolo a cura di Mirko Manzella.
Quando non si trova l’innovazione, si ritorna al passato. Frase fatta ma estremamente veritiera.
Da qualche tempo sta nuovamente spopolando quella tendenza anni ’90 vista in tutte le salse: dinosauri.
Merito, probabilmente, di giochi come Ark: Survival Evolved, titolo ancora in sviluppo dalla Wildcard ma già ampiamente stuprato da mezza Youtube (anche se gli sviluppatori ci hanno visto lunga), ma anche di progetti appartenenti a case più prestigiose che stanno rivalutando il genere, ma senza discostarsi molto dalle meccaniche che tanto vanno in voga di questi tempi (vedesi la Crytek con il suo Robinson: The Journey o Horizon: Zero Dawn).
Insomma, questa rivalsa preistorica non dispiace al sottoscritto – che ha sempre apprezzato i lucertoloni giganti fin dalla tenera età – ma è tanta la voglia di ripensare un po’ a quei titoli stagionati che hanno saputo realmente cavalcare la cresta di questa stravagante tematica.
Chi di voi, cari lettori, ha abbastanza anni da essersi goduto a pieno la seconda metà degli anni ’90, non potrà non aver già pensato a due titoli iconici sul tema: Turok e Dino Crisis.
Lasciando stare il primo dei due, che ha goduto di un deludente terzo capitolo in old gen, focalizziamoci su quello che è stato una piccola novità per l’epoca, ma che ha garbato immensamente i fan del survival horror – pace all’anima sua – vale a dire Dino Crisis.
Negli anni in cui gli zombie di casa Capcom infestavano gli incubi di tutti i gamer e Resident Evil fu proclamato a gran voce come re indiscusso del survival horror, la stessa casa produttrice scelse di dare alla luce un “fratellino” al pluri premiato titolo, lasciando invariate molte meccaniche di gioco del suo predecessore, ma cambiando decisamente tematica.
Nel 1999 la sofware house lancia sul mercato Dino Crisis, titolo survival panic (sostituendo la parola “horror” proprio per la presenza di dinosauri e non di zombie) per la prima piattaforma Sony e, l’anno seguente, per Pc e Sega Dreamcast.
Essendo stato prodotto nel periodo tra Resident Evil 2 e 3, il titolo è certamente influenzato da questi. Il sistema di controllo, i movimenti e il gameplay sono molto simili a quelli del fratello maggiore, ma al contrario di quest’ultimo Dino Crisis usa un motore grafico 3D (al posto dei fondali prerenderizzati) ed una rotazione costante della telecamera di gioco ed ampliando anche il comparto di movimento del personaggio giocabile, con possibilità di roteare lo stesso di 180 gradi e camminare con l’arma puntata.
Il titolo, ambientato nel 2009, narra le vicende di una task force mandata in missione in un’isola (Ibis Island) per investigare sul centro di ricerca Third Energy e degli esperimenti fumosi portati avanti da un certo Dottor Edward Kirk.
Una volta dentro lo stabilimento, prenderemo il controllo di Regina (unico personaggio giocabile) che, insieme ai compagni Gail e Rick, scoprirà dopo poco tempo la presenza di dinosauri all’interno del centro di ricerca e, inoltre, che tutto il personale è stato letteralmente massacrato dalle bestie.
Con una cornice questa cornice narrativa tetra ed abbastanza splatter, Dino Crisis lancia il giocatore in ambientazioni cupe, claustrofobiche e ben fatte, con tante stanze piene di dettagli come l’arredamento e corpi dilaniati un po’ dappertutto (con scie di sangue evidenti).
Anche il livello di realismo è buono: ad esempio, dopo che avrete smosso una grata per attraversare un condotto, questa resterà per terra anche dopo che avrete cambiato locazione.
Come ho detto prima, in Resident Evil si faceva uso della telecamera fissa proprio per ovviare alla presenza degli sfondi prerenderizzati, mostrando però una calibrazione certosina della telecamera in alcune situazioni. Purtroppo tale telecamera è presente anche qui e non si è liberi di manovrarla a nostro piacimento.
Se da un lato questo rispecchia la volontà dei programmatori di voler creare e mantenere una più che giustificata suspance, dall’altro si appesantisce la giocabilità, mostrando un ottimo impianto grafico, ma rovinato clamorosamente da una pessima gestione della telecamera (tipico della Capcom dell’epoca).
Il comparto sonoro di Dino Crisis è abbastanza controverso. Per quanto riguarda i soli effetti sonori, nulla da obiettare dato che tutto è reso fedelmente, dal semplice colpo di pistola fino al maestoso ruggito del T-Rex – e solo i versi/suoni che provengono dalle bestie sono bastevoli a far aumentare quel livello di suspance voluto dai programmatori.
Le musiche però sono difficili da valutare proprio per il loro numero assai scarso. Durante tutto il gioco, infatti, vi troverete immersi nel silenzio, accompagnati solo dal rumore dei vostri passi e di quelli dei dinosauri. Solo delle particolari situazioni ben determinate ( esempio: quando subirete un’imboscata da due dinosauri oppure in stanze dove dovrete parlare con qualcuno) avremo la presenza di musiche abbastanza scarne se paragonate a quelle di Resident Evil, molto meglio orchestrate e veriegate. Ciò non toglie che anche la sola presenza del silenzio, dei passi e di qualche verso macabro possono immergere il giocatore molto più intensamente, mostrando comunque una parvenza di realismo che non guasta mai nei survival horror.
Per quanto riguarda Regina, il nostro personaggio giocabile, sarà un bellla rossa dalle fatte semi-orientali specializzata nella personalizzazione delle armi (cosa che le torna molto utile nel gioco). Durante l’avventura, infatti, raccoglieremo vari tipi di munizioni e parti customizzabili del nostro arsenale per modificare quelle con cui partirete all’inizio (ossia pistola, fucile e lanciagranate).
Oltre a modificare le armi per renderle più potenti, potremo anche divertirci nel creare munizioni particolari per il fucile, ossia narcotici e proiettili avvelenati, con un diverso grado di potenza a seconda di come mischierete gli ingredienti che recupereremo per il centro di ricerca. Medesima cosa si potrà fare con i medikit, combinando vari oggetti base come emostatici e kit base per creare medikit grandi e con effetti tonificanti multipli.
Oltre alla possibilità di customizzare armi e medicinali, la sopravvivenza di Regina potà essere agevolata da un uso accurato dell’ambiente circostante, attivando barriere laser per poter bloccare il passaggio ai vostri nemici oppure aprire delle valvole di sfiato per far fuoriuscire del vapore bollente; ma spesso il classico metodo della fuga darà la soluzione a tutti i problemi, essendo anzi spesso costretti a farlo (i dinosauri si rigenerano in modo random e le munizioni non basteranno mai per tutti, fidatevi).
Come da tradizione dei survival horror di casa Capcom, non potevano mancare i classici enigmi.
Sebbene siano molto realistici e abbastanza impegnativi, ci troveremo innanzi a codici criptati, come gli enigmi dei D.D.K (Digital Disk Key) che consistono nel decifrare una password tramite una chiave contenuta appunto in questi dischetti speciali, oppure innanzi a tubi di vario da collegare con delle gru ed interi container da spostare per aprirci la via.
A coniugare i due aspetti fondamentali del titolo (combattimenti ed enigmi), ci saranno le scelte di gioco. Infatti, dovremo scegliere la strategia di missione da seguire in corrispondenza alle preferenze dei nostri compagni di squadra, optando per metodi o azioni più efficaci per portare a termine la missione principale, oppure mettere da parte le priorità che ci sono state ordinate per andare in soccorso di alcuni npc in difficoltà. Qualunque sia la scelta fatta, avremo dei finali diversi (3 in tutto) che si alterneranno a seconda della nostra propensione verso la missione da compiere o a seconda del nostro buon cuore.
Cari Nerd, abbiamo solo grattato la superficie di un piccolo, grande capolavoro che ha segnato l’infanzia – e le notti insonni – di molti di noi gamer di vecchia date, ma è il caso fermarci qui.
Il resto va giocato e vissuto in prima persona; riscoprendo, magari, il vecchio gusto del survival horror anni ’90.
Dino Crisis è un titolo da recuperare senza troppi indugi.