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The Revenant – Redivivo: tra natura e sopravvivenza

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The Revenant – Redivivo (tratto da una storia vera) racconta l’epica avventura di un uomo che cerca di sopravvivere grazie alla straordinaria forza del proprio spirito.

In una spedizione nelle terre americane, nel Nord degli odierni USA, l’esploratore Hugh Glass (Leonardo Di Caprio) viene brutalmente attaccato da un orso che difendeva i propri cuccioli portando il suo stesso gruppo di cacciatori a darlo per morto.

Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy). Mosso da una profonda determinazione e voglia di vendetta, Glass supera un duro inverno in solitaria, nonostante le ferite fisiche e psicologiche, e riesce a trovare la pace interiore dopo che realizza il proprio ideale.

Scritto e diretto da Alejandro González Iñárritu (Birdman, Babel), The Revenant – Redivivo ci pone degli spunti importanti di riflessione riguardo la natura umana, la forza di volontà e la cultura degli indiani americani.

Il film gira intorno al personaggio ed all’interpretazione magistrale di Leonardo Di Caprio anche se spesso si ha l’impressione che la vera protagonista di The Revenant sia la natura incontrastata e vergine, maestosa e quasi impossibile da identificare in questo moderno mondo dove la civilizzazione e l’industrializzazione hanno portato alla distruzione della maggior parte della stessa.

The_Revenant_4La pellicola ha già portato a casa 3 Golden Globes, i più importanti, cioè Miglior regia (Iñárritu), Miglior film drammatico e Miglior attore in un film drammatico (Di Caprio) inoltre ha ottenuto 12 candidature per gli Oscar2016, risultando il film con più nomination. Onestamente chi scrive pensa che almeno 5 li porterà a casa tra cui Miglior film, il tanto cercato Oscar per Leonardo Di Caprio, miglior fotografia. Possibile anche la vittoria, che sarebbe la seconda consecutiva dopo quello ricevuto per Birdman, per Alejandro González Iñárritu per la Miglior Regia.

The_Revenant_2The Revenant – Redivivo è un film importante, probabilmente il migliore di questo anno. Ci lascia delle immagini decisamente mozzafiato, con una natura ed una purezza incontaminata, una perseveranza e voglia di vivere fatta uomo (Hugh Glass / Leonardo Di Caprio) e una filosofia di vita derivante dagli antichi indiani d’America.

“Nel mezzo di una tempesta, se guardi i rami di un albero, giureresti che stia per cadere. Ma se guardi il suo tronco ti accorgerai ti quanto sia stabile.”

Per i Nerd sono 5 occhialini su 5.

occhiali nerd 5 su 5

Oscar 2016: ecco cosa è successo

By Film

È andato tutto come doveva andare. Gli Oscar 2016 non hanno sorpreso molto, tranne probabilmente nella categoria miglior film con exploit de “Il caso Spotlight” che si porta a casa anche la statuetta come Miglior Sceneggiatura Originale. Un cast di primo ordine come Mark Ruffalo, Michael Keaton, Rachel McAdams e Liev Schreiber diretti da Tom McCarthy.

Il caso Spotlight narra le vicende reali venute a galla dopo l’indagine del quotidiano The Boston Globe sull’arcivescovo Bernard Francis Law, accusato di aver coperto alcuni casi di pedofilia avvenuti in diverse parrocchie. L’indagine valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano nel 2003 e aprì a numerose indagini sui casi di pedofilia all’interno della Chiesa cattolica.

Per quanto riguarda gli attori tutto si è svolto secondo i piani: Leonardo DiCaprio ha finalmente vinto l’Oscar come miglior attore protagonista per la sua interpretazione per The Reverant – Redivivo dopo averlo rincorso per troppo tempo: giusto che sia così anche se il rischio di perderlo per l’ennesima molta è stato molto alto (citofonare Eddie Redmayne che con il suo The Danish Girl ha insinuato il dubbio in molti).


Il film che ha portato più statuette a casa è stato Mad Max: Fury Road (6 su 10 nomination) che ha fatto man bassa di tutti quei premi spesso definiti tecnici (montaggio, scenografia, costumi, trucco e acconciature, sonoro e montaggio sonoro).

The Reverant, oltre a quello di DiCaprio, porta a casa l’Oscar per miglior fotografia e miglior regia conAlejandro Iñárritu che fa doppietta, dopo aver vinto anche l’anno scorso con Birdman.

Brie Larson ha convinto tutti con il sua interpretazione in The Room, come anche Alicia Vikander in The Danish Girl. Sorpresa, ma neanche tanto grande, per l’Oscar a Mark Rylance per Il ponte delle spie per la categoria miglior attore non protagonista che vedeva candidati anche Christian Bale (La grande scommessa), Tom Hardy (Revenant), Mark Ruffalo (Spotlight) e Sylvester Stallone (Creed).

I premi per le migliori sceneggiature sono andati rispettivamente a Spotlight e La grande scommessa. Molto scontato il premio per Inside Out come miglior film d’animazione come prevedibile quello per migliori effetti speciali al film Ex Machina.

Merita un capitolo a parte l’eccezionale Oscar per il Maestro Ennio Morricone. È da sottolineare che questo è il primo Oscar vinto per una sua opera (era già stato premiato nel 2007 con l’Oscar alla carriera). Corteggiato da tantissimo tempo dal regista Quentin Tarantino, Morricone ha finalmente acconsentito alla realizzazione di una colonna sonora per un film dell’eccentrico Tarantino: The Hateful Eight. Film western ma con sfumatura thriller-giallo, The Hateful Eight porta nei cinema americani la potenza e la creatività del Maestro che viene accolto sul palco del Dolby Theatre di Hollywood da una standing ovation più che meritata. Morricone stabilisce anche un nuovo record per gli Academy: è la persona più anziana ad aver mai vinto un Oscar (87 anni).  Dopo aver ringraziato il proprio collega John Williams (anche lui candidato nella stessa categoria e vero mostro sacro delle colonne sonore che ha firmato capolavori come Star Wars, Indiana Jones, Jurassic Park e Schindler’s List), il Maestro Morricone, visibilmente commosso, ha dedicato la statuetta alla moglie Maria. Per noi Nerd è ovviamente il vincitore della serata, rendendo orgogliosi noi tutti gli italiani.

Deadpool: tra eroi e ilarità surreale

By Film, NerdPensiero

Cari amici nerd, preparate i chimichanga, raffreddate le birre, affilate I coltelli e riscaldate le pistole, Il mercenario con la bocca più volgare dei fumetti approda finalmente al cinema con un film tutto suo. Ryan Reynolds aveva più volte dichiarato, a partire dal 2005, di voler fare un film su Deadpool, personaggio che aveva già interpretato nel disastroso “X Men Origins: Wolverine” ed oggi a 11 anni di distanza Deadpool il film è realtà. Ma Deadpoolnon è il solito Supereroe, anzi.

Deadpool è essenzialmente il primo film hollywoodiano fan made sui supereroi, ma è molto di più. Il film intero è una sbeffeggiatura rivolta a compiacere i fan dei fumetti e nerd vari in generale. I fan del sardonico mercenario, sanno che questo super anti-eroe è consapevole di essere un personaggio di pura fantasia, e la principale domanda sulla bocca di tutti era come poter rendere omaggio ad una figura così particolare di casa Marvel. Ma guardando il film questa preoccupazione non viene perché non c’è nessuna pretesa con Deadpool, nessuna preoccupazione profonda se non quella di divertirsi divertendo. Sia nei fumetti che in questo film, la ragione primaria per esistenza di Deadpool è quella di sottolineare quanto siano assurdi e ridicoli i supereroi. Ma anche se Deadpool cerca di prendere in giro il proprio genere, non significa che questo non sia un film di supereroi, anzi, forse ad oggi è il migliore. La trama del film è più o meno una origin story da supereroe convenzionale.Wade Wilson, ex membro dei corpi speciali, divenuto bullo a pagamento, si sottopone ad una terapia molto speciale per curare il suo cancro, terapia che attiva le sue capacità mutanti latenti, ma che lo lasciano deturpato fisicamente e mentalmente.

Così si veste di una tutina di spandex rossa (che ricorda molto quella di Spider Man e lo fa sembrare anche il peggior ninja del mondo) e va in giro a uccidere chiunque si metta sulla sua strada. E poiché Wade Wilson è così “scollegato” con la sua realtà, ha la tendenza a rompere la quarta parete e parlare con il pubblico, proprio perché, come detto prima, sa di essere un personaggio immaginario. Ryan Reynolds sembra essere nato per interpretare questo ruolo, che arricchisce con commenti dementi e gag ridicole improvvisate sul momento (come dimostrano i vari trailer ed il film finale, in cui le stesse scene vengono proposte ma con battute improvvisate diverse). Il punto del film non è proprio la trama, così come è, ma il carattere. I suoi occhi senza pupille bianche l’ampliamento e il restringimento in risposta all’azione. Il suo costante sbeffeggiare se stesso, il cinema e il genere a cui appartiene. I salti acrobatici. E’ questo che rende Deadpool un film così guardabile e divertente, e che rende godibile la sua intensa ultra-violenza condita con l’immancabile narrazione fuori campo che si interrompe con i dialoghi del protagonista durante l’azione e quasi “disturbando” gli altri personaggi.

Nel frattempo, Deadpool è sorta di un commentario alla cultura dei fan e dei supereroi, e di come sia artificiale tutta la faccenda delle maschere e dei costumi, ma anche il loro codice morale. Deadpool non indossa una maschera per nascondere la sua identità, ma solo per coprire la sua faccia sfregiata. Mentre alcuni dei momenti più divertenti del film includono lo scontro con un paio di membri degli X-Men, il metallico Colosso e la brontolosa Testata Mutante Negasonica.

Ma nel frattempo, il film scava anche nel nostro rapporto con la cultura pop in generale. Ma questo non cambia il fatto che Deadpool è un film super-divertente in cui la violenza estrema si combina con un’ilarità surreale per creare una sorta di meta-follia mai vista prima sul grande schermo.

Per i nerd è 4 occhialini su 5

occhiali nerd 4 su 5

The Hateful Eight: difficile da odiare, ma difficile da amare

By Film, NerdPensiero

Teste che spesso vengono fatte saltare in aria esplodendo nel classico stile alla Quentin Tarantino, ambientazione minimale e location ridotte all’osso, narrazione non lineare, dialoghi pesanti, profondi, metaforici e ridondanti, splatter, poca azione, e origini scioccanti; molto semplicemente, The Hateful Eight è uno dei migliori e contemporaneamente peggiori film di Quentin Tarantino.

Chi di noi non ricorda le storie del selvaggio West con cui siamo cresciuti guardando in televisione? Django (quello originale con Franco Nero), Il Cavaliere Solitario, Lo Chiamavano Trinità, Lo Straniero dagli Occhi di Ghiaccio, Lucky Luke… Quentin Tarantino prende tutto il divertimento del selvaggio West e prima lo sconvolge e poi lo butta via. Le sparatorie fatte con lentezza sadica. Le uccisioni sono improvvise, erratiche, brutali e quasi snervanti; ma in The Hateful Eight tutto sembra assumere un senso logico.

Questa pellicola è certamente un ritorno alle pellicole su piccola-scala per il regista Italo-Americano. The Hateful Eight è un film completamente diverso da quello che Quentin Tarantino ha fatto negli ultimi 12 anni. Dopo la pausa che ha seguito il rilascio di Jackie Brown, l’autore ha trovato la sua carriera muovendo verso quello che potrebbe essere descritto più come film ‘epocali’; impiegando la sua enorme conoscenza dei grandi western cinematografici, di guerra e le caratteristiche del kung fu, ha consegnato storie mitiche su larga scala come Django Unchained, Bastardi senza gloria, e Kill Bill. Al contrario, The Hateful Eight è, evidentemente, il suo modo di tornare alle sue origini, palesi sono i richiami alle Iene. Tarantino omaggia anche altri generi e autori, in primis Agatha Christie alla quale il regista rende omaggio sia con l’ambientazione (Assassinio sull’oriente express, gli uomini bloccati dalla tormenta di neve) che nel racconto (Dieci piccoli indiani).

Il film inizia in modo spettacolare: panorami di montagna mozzafiato che poi danno spazio ad un crocifisso coperto di neve da cui la telecamera si allontana estremamente lentamente (abbinandosi perfettamente al tema composto da Ennio Morricone) per rivelare, come è solito di Tarantino, il titolo del primo capitolo intitolato “Ultima Fermata per Red Rock “. Una diligenza viaggia nell’innevato inverno del Wyoming. A bordo c’è il cacciatore di taglie John “The Hangman” (Il Boia) Ruth e la sua prigioniera Daisy Domergue, diretti verso la città di Red Rock dove la donna verrà consegnata alla giustizia. Lungo la strada, si aggiungono il Maggiore Marquis Warren, un ex soldato nero nordista diventato anche lui un famoso cacciatore di taglie, e Chris Mannix, che si presenta come nuovo sceriffo di Red Rock. Infuria la tempesta di neve e la compagnia trova rifugio presso l’emporio di Minnie, dove vengono accolti non dalla proprietaria, ma da quattro sconosciuti: il messicano Bob, il boia di Red Rock Oswaldo Mobray, il mandriano Joe Gage e il generale della Confederazione Sanford Smithers. La bufera blocca gli otto personaggi che ben presto capiscono che raggiungere la loro destinazione non sarà affatto semplice. Per molte ragioni.

In 3 ore di film, ai personaggi è dato ampio spazio per conversare. L’interpretazione e il tono dei dialoghi fa intendere che le cose che vengono dette sullo schermo siano importanti e profonde, e per molti versi è così, ma per il pubblico il tutto risulta noioso, tediante e a volte ridondante. Gli attori, tutti, sembrano aver bisogno di fare con un bel bagno caldo e un pasto cucinato in casa, cosa che rende assolutamente credibile un film ambientato nel cuore di un inverno freddo nel selvaggio west. Però il lavoro di Tarantino è stato un po’ troppo forzato. Siamo sicuri che tra pochi anni The Hateful Eight verrà celebrato dai fan di Tarantino come il suo capolavoro più assoluto, ma oggi non l’ottava pellicola di Tarantino fa storcere il naso più che altro. Perchè i personaggi, seppur credibili sono troppo freddi, troppo calcolatori per scatenare una reazione empatica, certo è vero che nel mondo di Tarantino la violenza si perpetua con leggerezza, ma i suoi personaggi non si preoccupano della vita umana, anzi il contrario, e francamente, guardando questa pellicola non si è per niente portati a curarsi se gli odiosi otto vivono o muoiono. Per i nerd sono 2 occhialini e mezzo

occhiali nerd 2.5 su 5

Creed – Nato per combattere: la nostra recensione

By Film, NerdPensiero

Cari Nerd siamo stati a vedere Creed – Nato per combattere, ultima aggiunta alla saga del mitico Rocky Balboa.

Come tutti, incluso il protagonista della serie, l’attore Sylvester Stallone, eravamo convinti che le avventure dello Stallone Italiano fossero ormai giunte alla fine, ma così non era per Ryan Coogler. Questo giovane regista statunitense di colore però, immaginava cosa si potesse provare ad essere allenato dal mitico Rocky in persona. Ecco perchè un giorno si presentò a casa di Stallone per presentargli Adonis Johnson Creed, figlio di Apollo Creed, celebre antagonista prima e amico ed allenatore di Rocky, dopo.

Il film narra dell’ascesa di Adonis (Michael B. Jordan, già visto nei panni della Torcia Umana ne I fantastici 4, 2015) nel mondo della boxe. Adonis, che non ha mai conosciuto il suo celebre padre, il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed, morto prima della sua nascita, ha la boxe che scorre nelle sue vene.

Traferitosi a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e Rocky Balboa, Adonis rintraccia e convince il vecchio Rocky a diventare il suo allenatore. Con Rocky al suo angolo, non ci vuole molto prima che Adonis abbia una possibilità per vincere il titolo…

La pellicola è sotto molti punti di vista un fanmade, cioè un film fatto dai fan, perchè di questo si tratta, un film, comunque maturo, attento alle dinamiche del cinema moderno, ma che rispetta, anzi rende omaggio, alla storia da cui è tratta. Coogler ci regala un film che ci porta al cospetto dei pugili più famosi che il mondo abbia mai conosciuto, aprendo contemporaneamente la strada alla nascita, o meglio alla continuazione, di un franchise. La cosa che più colpisce di questo lavoro è il rispetto con cui Rocky viene rappresentato. E poi onestamente, chi non proverebbe un pò di emozione nel vedere il buon vecchio Stallone Italiano almeno un’altra volta sul grande schermo!?

Per i Nerd è 4 occhialini su 5.

occhiali nerd 4 su 5

Golden Globe 2016: tutti i vincitori

By Film

Se dovessimo darvi un vincitore netto di questi Golden Globe, il nome potrebbe essere unico: Leonardo Di Caprio. Con la sua interpretazione, oltre alla vittoria come Miglior attore in un film drammatico, trascina The Revenant – Redivivo alla vittoria come Miglior film drammatico e Alejandro Gonzales Inarritu come Miglior Regista. Il film racconta la storia dell’esploratore Hugh Glass (Di Caprio) brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy) senza mai mollare. Che sia la volta buona che il buon Leo possa vincere anche il tanto agognato Oscar.

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Grande sconfitto il film Carol.

Ottimo risultato anche per Sopravvissuto – The Martian che porta a casa la statuetta come Miglior film commedia o musicale per la gioia del regista Ridley Scott ed il premio Miglior attore in un film commedia o musicale andato a Matt Damon.

All’attrice Brie Larson è andato il premio per la migliore attrice drammatica per il film Room, storia di una madre che lotta insieme al suo bambino per sfuggire da una cattività in una stanza di pochi metri quadri.

Alla venticinquenne Jennifer Lawrence (già premio Oscar per Il lato positivo) è andato il premio per la migliore attrice in una commedia o musical. Come per il film che le ha dato l’Oscar la regia del film Joy, storia (vera) della casalinga che divenne imprenditrice grazie all’invenzione del mocio per pavimenti, è diretto da David O. Russell che l’attrice ha ringraziato con un lungo e sentito discorso.

Kate Winslet per il film Steve Jobs ha vinto il riconoscimento per la miglior attrice non protagonista.

A 69 anni Sylvester Stallone conquista finalmente un Golden Globe e prenota l’Oscar per l’iconico ruolo di Rocky nel nuovo film Creed. Stallone (che nella sua carriera aveva avuto solo due nomination sia ai Golden Globe che agli Oscar per il primo Rocky del 1977) ha ringraziato i produttori di quel primo film “che si sono indebitati per sostenere un giovane attore balbuziente e Rocky Balboa il mio amico immaginario, il migliore amico che abbia mai avuto”.

161101_-_Golden_Globe_-_Sylvester_StalloneAltro trionfo tutto italiano è quello di Ennio Morricone che conquista il suo terzo Golden Globe grazie alla composizione della musica di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, il coronamento di un sogno per il regista di Pulp Fiction cresciuto con il mito del cinema di Sergio Leone e degli spaghetti-western che ha sempre inseguito e corteggiato il Maestro Morricone. Assente il musicista, il premio è stato ritirato da Tarantino stesso che in italiano ha ringraziato Morricone e la moglie ed ha inoltre dichiarato: “Per quel che mi riguarda Morricone è il mio compositore preferito e quando parlo di compositore non intendo quel ghetto che è la musica per il cinema, ma sto parlando di Mozart, di Beethoven, di Schubert”.

161101_-_Golden_Globe_-_Tarantino_per_MorriconeParlando delle Serie TV vince il premio come Miglior Serie Drammatica Mr Robot, affiancato anche al premio a Christian Slater come miglior attore non protagonista.

Altro vincitore della serata è Gael García Bernal vincitore del premio come Miglior attore per una Comedy con il suo Mozart in the Jungle, vincitrice anche della statuetta come Miglior Serie Comedy.

Premi come Miglior Attori Dramma per Jon Hamm (Mad Men) e Taraji P. Henson (Empire).

Da segnalare infine il premio vinto da Lady Gaga come Miglior Attrice in una Miniserie per American Horror Story: Hotel.

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Star Wars VII: La forza si è svegliata (no spoiler)

By Film, NerdPensiero

Dopo più di trent’anni, l’attesa è finita. La forza, il campo di energia generato da tutti gli esseri viventi che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene, si è risvegliata. L’Italia insieme alla Francia, ha avuto la fortuna di vedere il settimo capitolo della Saga di Guerre Stellari in anteprima rispetto al resto del mondo. Diretto da J.J. Abrams Star Wars il risveglio della forza è un film bello sotto tutti I punti di vista. La storia inizia esattamente 30 anni dopo gli eventi di episodio VI, Il Ritorno dello Jedi, e vede come protagonisti la nuova generazione degli abitanti della galassia lontano lontano, creata dalla geniale mente di George Lucas.

Il regista, ampiamente criticato in passato per sia il suo stile visivo che narrativo, sembra aver appreso dal passato regalando al pubblico un piccolo gioiello cinematorgrafico. Ma non è solo questo. Il Star Wars Risveglio della forza ha indubbiamente catturato il gusto e lo spirito della trilogia originale, creando una storia credibile e mai lenta, con una narrazione azzeccata e personaggi così ben delineati da ricalcare fedelmente la struttura creata nel primo film della prima trilogia. Innumerevoli sono I riferimenti grafici alla trilogia originale che rendono questa pellicola un pieno successo.

Non di poco conto è anche la presenza sul grande schermo di tutti I personaggi originali, eccezion fatta per Obi Wan Kenobi, e la loro presenza e ruolo sono così ben curati da renderli credibili fin da subito.

Per i Nerd, Star Wars Episodio VII Il risveglio della forza, il voto è di 5 occhiali su 5

occhiali nerd 5 su 5

Sale la febbre per Star Wars

By Film

Per questo anno, Natale arriva in anticipo per noi Nerd. Niente 25 Dicembre, la data cerchiata in rosso nel nostro calendario è sicuramente quella del 16 dicembre: aspettiamo tutti l’uscita del nuovo film di Star Wars!

L’episodio 7, intitolato “Il Risveglio della Forza” sta catalizzando l’attenzione di tutto il mondo cinematografico dove alcuni sono riusciti a vederlo in anteprima, come il famoso regista Steven Spielberg.

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Grandissimo amico del regista J.J. Abrams, Spielberg non ha nascosto il proprio entusiasmo riguardo il nuovo film della serie ed ha dichiarato: “Sono un vero fan di Star Wars, ma ho sempre pensato che non fosse nei miei astri dirigerne uno. Ma era nei miei astri ammirare, presentarmi in sala e vederli tutti più di una volta. E penso che questo nuovo Star Wars potrebbe essere il film del secolo.”

Per chi non lo sapesse Spielberg fece dichiarazioni simili anche per il primo e per il terzo episodio, La minaccia fantasma e La vendetta dei Sith, quindi i veri fan ci andranno cauti, anche se l’opinionista è più che autorevole.

star_wars_il_risveglio_della_forzaSituazione strana, invece, quella del creatore della saga: George Lucas. Dopo l’acquisto della LucasArt da parte della Disney (che molti continuano a definire “Il lato oscuro della cinematografia”, oggigiorno a maggior ragione visto che si sono direttamente comprati “Il lato oscuro”) e la nascita di questa nuova trilogia riguardo Star Wars ad opera di J.J. Abrams, Lucas non è mai stato coinvolto. Inoltre non ha proprio nessuna fretta di vederlo, come dichiarato al Washington Post: “Ora affronto questa realtà, è così che deve andare. E’ come andare al matrimonio di tuo figlio, che è diventato grande. Devi esserci. La mia ex sarà lì, la mia nuova moglie sarà lì, ma dovrò fare un bel respiro profondo, comportarmi bene, sopportare pazientemente e godermi il momento, perché è andata così, ed è frutto di una decisione consapevole che ho preso.” Bene ma non benissimo quindi, presumendo che Lucas vedrà il film anche lui il 16 dicembre come tutto il mondo, e non come “una persona interessata dei fatti”.

La fiducia di chi scrive è sicuramente molto alta, la saga di Star Wars è capace di regalarci emozioni tali che poche saghe cinematografiche hanno mai espresso a questo mondo. Natale sta arrivando. Manca poco al 16 Dicembre.

The Hunger Games: Il Canto della Rivolta, Parte 2 – La recensione

By Film, NerdPensiero

E’ guerra in The Hunger Games: Il canto della Rivolta, parte 2, e nel film si sente il peso di mostrare la battaglia per Capital City in ogni istante dei suoi 137 minuti di esecuzione. La storia riprende immediatamente dopo la conclusione della prima parte e non perde molto tempo a raccontare cosa è successo precedentemente a chiunque si affacciasse solo ora al franchise. Mentre la parte 1 esplorava l’uso della propaganda di guerra e la politica attorno ad una ribellione,questo è a tutti gli effetti un film di guerra. In Il canto della rivolta, parte 2 si sente la necessità di dare forza e credibilità a tali contenuti, e, anche se si tratta di un film solido, è anche il più difettoso della serie.

“Parte 2” inizia esattamente dove l’ ultimo film si interrompeva, con Katniss (Jennifer Lawrence) e il resto delle forze ribelli ad un passo dall’Attacco finale nei confronti di Capital City e del governo di Panem e soprattutto del suo leader: il presidente Snow (Donald Sutherland). Come con in molti franchising moderni, questa pellicola abbonda con un rostro di attori ormai veterani della saga, che in questa circostanza più che da supporto sembrano essere una zavorra per la narrazione, tra cui l’insipido duo di Peeta (Josh Hutcherson) e Gale (Liam Hemsworth) – i due contendenti amorosi di Katniss fin dal primo film.

Come i precedenti due film , Parte 2 è stato diretto da Francis Lawrence che , come la maggior parte registi di franchising, non è stato assunto per le sue qualità di messa in scena, ma per un lavoro: non rovinare una proprietà di grande valore. Il primo film è stato, infatti, diretto da Gary Ross , con la fotografia di Tom Stern, anch’egli rimpiazzato con il cambio di regista. E, ne il Canto della rivolta parte “ vediamo una storia che non prova a trovare un risvolto psicologico o un empatia con il pubblico. Il tutto risulta essere un apoteosi di effetti speciali senza un vero perché. Ma è questo il problema. Parte 2 non sarebbe mai dovuto esistere come titolo a sé. Le due parti de Il canto della rivolta sarebbero dovuti essere un film solo. Il bisogno Hollywoodiano di “fare più soldi”, così come in altri franchising a parte Hunger Games, sta portando a sventrare le storie in favore del dollaro, producendo gradualmente pellicole sempre più insipide, a meno che non vengano viste tutte di fila.

In definitiva Il canto della Rivolta, parte 2 ottiene prestazioni convincenti dal suo impressionante cast, ma si sente anche un senso di oppressione legato alla gravità della sua storia. Il film si concentra su Katniss come un modo per descrivere gli orrori e i danni che genera la guerra. Piccolo appunto va fatto sul un semplice dato, questo è di fatto l’ultimo film di Philip Seymour Hoffman, cosa che molti hanno dimenticato. La scomparsa prematura dell’attore viene avvertita nel corso della storia, che comunque, grazie ad un semplice stratagemma riesce a sopperire a tale mancanza. La storia tutto sommato è abbastanza semplice e offre una conclusione relativamente soddisfacente per The Hunger Games, che tuttavia non ispira la stessa meraviglia dei primi due capitoli.

La Stavamo aspettando Sig. Bond

By Film, NerdPensiero

C’è stata molta polemica sul nuovo capitolo della saga di 007 dalla canzone usata per i titoli di testa di Sam Smith (Writing’s On The Wall) bravo ma con un timbro vocale piuttosto insolito (che per molti non regge il confronto con la Skyfall di Adele); a Bond stesso, Daniel Craig ha dichiarato che avrebbe preferito tagliarsi i polsi piuttosto che interpretare nuovamente la spia più famosa del cinema. La paura e il conforto dei fan era proprio il regista Sam Mendes, già regista di Skyfall. La paura era legata al titolo stesso, in questo nuovo ciclo di rilancio di un franchise apparentemente indistruttibile, il Regista ha scelto un titolo veramente d’effetto: Spectre! Nei vecchi film di 007, il mondo e quindi James Bond, avevano un nemico terribile quanto invisibile: La SP.E.C.T.R.E. (acronimo di Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), in questa nuova veste la fantomatica organizzazione perde il suo acronimo e diventa una sorta di multinazionale del crimine, dove non mancano le riunioni del consiglio d’amministrazione, che sotto certi punti di vista non risulta difficile credere che sia simile a quelle realmente tenute dalle grosse multinazionali. Eppure Spectre è un film che rispetta la ricetta di un film di bond al 100%: location ricercatissime, riprese in giro per il mondo (Londra, Roma, Tangeri), acrobazie spettacolari, intrighi impossibile, cambi di costume inconcepibili, l’elemento comico (accomunate al bravissimo e giovanissimo Ben Whishaw nel ruolo di Q) e una trama che è allo stesso tempo assolutamente assurda eppure stranamente soddisfacente, il tutto condito con tecnologia avveniristica.

Nel film un messaggio criptico dal passato, manda Bond sulla strada per scoprire una misteriosa e sinistra organizzazione. Mentre M combatte le forze politiche per mantenere in vita i servizi segreti e il programma 00, Bond si ritrova a dover scavare dietro una fitta rete di inganni per rivelare una terribile verità.

Daniel Craig nel ruolo di Bond (scelta che chi scrive non ha mai digerito) è gradevole, pur interpretando un bond più casinista che gentleman, ma Craig viene accompagnato da un cast di tutto rispetto Ralph Fiennes è Gareth Mallory, il nuovo M, Naomie Harris è Eve Moneypenny, segretaria di M., Léa Seydoux è Madeleine Swann, psicologa in una clinica privata sulle Alpi e figlia di Mr. White (dal film Quantum of Solace), Dave Bautista è Mr. Hinx, assassino e membro importante dello SPECTRE. Appunto doveroso va al bravissimo Christoph Waltz, che interpreta Franz Oberhauser, una misteriosa figura all’interno di SPECTRE che afferma di avere un legame personale con Bond.

Ma la nota dolente (per me) è Monica Bellucci, che interpreta il ruolo di Lucia Sciarra, la vedova di un criminale ucciso da Bond, per fortuna, la Bellucci rimane sullo schermo per poco meno di 10 minuti. La pellicola è un omaggio moderno al più classico James Bond. Pieno di riferimenti al ai film interpretati da Sean Connery e Roger Moore. Contemporaneamente però non mancano gli omaggi a Cristopher Nolan grazie anche al supporto di Hoyte Van Hoytema, già direttore della fotografia per Insterstellar. E’ pressoché certo che Daniel Craig non tornerà a vestire i panni di James Bond, se questa fosse effettivamente la sua ultima volta, questa pellicola sarebbe il perfetto epilogo per un ciclo narrativo che, a torto o ragione ha effettivamente fatto risorgere, per il nuovo millennio, il mito di 007.

Per i nerd sono 4 occhialini su 5.

occhiali nerd 4 su 5