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I 10 Migliori Film Horror di Sempre

By Film, NerdPensiero

Eccoci ad Halloween, e quindi vi proponiamo la nostra scelta sui migliori film horror, da guardare per farvi gelare il sangue nelle vene. Ricordate, portate sempre con voi, pallottole d’argento, un crocefisso una pistola e il numero dei Ghostbusters non si sa mai.

10. “Poltergeist” (1980)

Regia: Tobe Hooper

La famiglia Freeling , una tipica famiglia della classe media vive nel tranquillo Cuesta Verde Estates. Presto cose strane cominciano ad accadere intorno alla casa ; il canarino animale muore , tempeste misteriose accadono , e Carol Ann è convocato al televisore , dove una strana raggio di luce verde la colpisce e provoca la stanza a scuotere . “Sono Quiiiii!”. Mai guardare la tv troppo vicini, e mai sopra un cimitero indiano!

9. “La notte dei morti viventi ” (1968 )

Regia: George A. Romero

Un gruppo di persone cercano di sopravvivere un attacco di zombie assetati di sangue mentre sono intrappolati in un casale rurale della Pennsylvania . Anche se non è il primo film di zombie , La notte dei morti viventi è il progenitore della “apocalisse zombie”. Un film horror contemporaneo che ha influenzato notevolmente la cultura pop moderna e gli archetipi sugli zombie.

8. “Psycho” ( 1960)

Direttore: Alfred Hitchcock

Quando Marion Crane, disonesta impiegata di un agenzia immobiliare fugge con una mazzetta di denaro e la speranza di iniziare una nuova vita, incappa nel famigerato Bates Motel , dove il direttore Norman Bates si prende cura di sua madre in casa. Il posto sembra strano, ma va bene … fino a quando Marion decide di fare una doccia. Anche grazie a questo film la doccia non ce la facciamo più tranquilli.

7. “Halloween” ( 1978)

Regia: John Carpenter

Un assassino psicotico internato fin dall’infanzia per l’omicidio di sua sorella , fugge e inizia a stalkerare una ragazza amante dei libri e le sue amiche, mentre il suo medico lo insegue. Dopo questo film i coltelli da cucina non sono più stati gli stessi

6. “The Cabinet of Dr. Caligari” (1920)

Regia: Robert Wiene

Un ipnotizzatore folle usa un sonnambulo, richiuso in una cassa da morto, come “veggente” e strumento per commettere efferati omicidi. Considerata l’opera d’arte per eccellenza del cinema espressionista tedesco e anche il primo film horror della storia. 6. “Lasciami entrare” (2008) Regia: Tomas Alfredson Un ragazzino di 12 anni fa amicizia con una misteriosa ragazza giovane la cui apparizione in città coincide stranamente con una serie terrificanti omicidi. Uno schiaffo a chi dice che gli svedesi non sanno fare gli horror

4. “Rosemary’s baby ” (1968)

Regia: Roman Polanski

Una giovane coppia si trasferisce in un appartamento in un famoso edificio di New York per metter su famiglia. Le cose diventano spaventose per Rosemary quando la donna comincia a sospettare che il suo futuro bambino non sia al sicuro attorno a quegli strani vicini. Dopo questo film nessuno chiede più dello zucchero ai vicini.

3. “Non aprite quella porta” (1974 )

Regia: Tobe Hooper

Cinque amici in visita a casa del nonno in campagna, vengono braccati e terrorizzati da un assassino armato di motosega e dalla sua famiglia di cannibali e tombaroli. Mai fidarsi dei contadini, specialmente se hanno una sega elettrica o un maschera di pelle.

2. “Shining” ( 1980)

Regia: Stanley Kubrick

Jack Torrance accetta un lavoro come custode presso l’Overlook Hotel, dove , insieme con la moglie Wendy e il loro figlioletto Danny, devono vivere isolati dal resto del mondo per l’inverno. Ma la famigliola non è preparata per la follia che si nasconde all’interno. «Lavorare soltanto e non giocare rende Jack un ragazzo noioso» REDRUM!!!

1. ” L’esorcista” ( 1973)

Regia: William Friedkin

Regan MacNeil, 12 anni, comincia ad avere atteggiamenti di una nuova personalità mentre strani eventi accadono nell’area di Georgetown. La madre divisa tra la scienza e la superstizione, in un disperato tentativo di salvare la figlia, si rivolge come ultima speranza a Padre Damien Karras, un sacerdote tormentato che sta lottando con la propria fede.

Attori che odiano far parte del Marvel Cinematic Universe

By Film, NerdPensiero

Quando Chris Evans ha annunciato di non volersi più ritirare dalle scene perché ama lavorare per la Marvel , la maggior parte dei fan ha probabilmente pensavano: Ma vah!? Dev’essere fantastico vestirsi da supereroi e fare scazzottate epiche sullo schermo, ed essere pagati profumatamente per farlo, giusto? Difficile è invece credere che ci siano diversi attori che odiano essere parte dell’universo cinematografico Marvel. Ecco uno sguardo a questi matti.

Idris Elba

Quando Elba apparì per la prima volta nei panni di Heimdall in Thor , era un attore rispettato, ma non è esattamente un nome familiare. Ora, è così abbastanza grande che i fan stanno spingendo per fare di lui il prossimo James Bond. E con grande fama derivano grandi irritazione per essere contrattualmente obbligati a fare cammei nei film Marvel come Avengers: Age of Ultron. Descrivendo l’esperienza come “tortura”, ha detto al Telegraph che ” Ri-vestire i panni di Heimdall mi ha strappato il cuore.” Va bene allora.

Natalie Portman

Elba non è l’unico attore uscito da Thor inacidito con la Marvel. Secondo le cronache, la Portman ha quasi dato di matto, dopo che il regista (da lei scelto) Patty Jenkins, è stato licenziato da Thor: The Dark World. In realtà, è stato ampiamente riportato che la Portman voleva lasciare le serie interamente in segno di protesta, ma era contrattualmente obbligata a finire il film. Non è stata vista in alcun film Marvel da quel momento, nemmeno per un cameo.

Edward Norton

Il primo e la più grande star a divorziare con la Marvel è stato Norton, che ha interpretato il ruolo di Bruce Banner in L’incredibile Hulk. A differenza di Elba e della Portman, però, le differenze creative di Norton con la Marvel si sono dimostrate così gravi che lo Studios in sé ha deciso di scaricare Norton. Fortunatamente per noi, lo hanno sostituito con l’amabile Mark Ruffalo, mentre Norton ha recitato invece in successi indipendenti come Moonrise Kingdom. Questa è una rottura che ha giovato più meno a tutti.

Mickey Rourke

Rourke ha anche sentito la stretta di quelle infami differenze creative. E di sicuro non ne era felice. Dopo che gran parte della sua parte nel film Iron Man 2, realizzata con una bella prova di improvvisazione, da parte di Rourke stesso, è finita sul pavimento della sala di montaggio, Rourke ha iniziato a dire peste e corna della Marvel. Ha dichiarato la sua rabbia per aver “qualche dirigente nerd” della Marvel che sforna “insensati film sui fumetti” invece di valorizzare il suo genio recitativo. Anche oggi, anni dopo, Rourke non perde occasione di inveire sulla Marvel. Lascia perdere e va avanti, compagno .

Terrence Howard

Howard è stato uno dei costruttori dell’impero Marvel, essendo cast del film Iron Man, diventato poi un successo planetario. Eppure, Dal secondo capitolo in poi il ruolo di Howard è stato interpretato da Don Cheadle . Perché? Secondo Howard , è perché la Marvel lo derubato di 7 milioni di dollari, che sono stati incanalati nel chacè di Robert Downey Jr. Howard successivamente, ha mandato lo Studios a quel paese e ha rescisso il contratto. Obbiettivamente non gli si può dare tanto torto.

Jason Statham

Questa è una situazione particolarmente pazza, perché , Statham non fa nemmeno parte dell’universo cinematografico Marvel! Ma dopo il suo nome è stato suggerito per il ruolo di Bullseye nella prossima seconda stagione di Daredevil , Statham si è scagliato contro la Marvel. “Preferirei prendere mia nonna metterle un mantello addosso e farla recitare davanti uno schermo verde, e avere uno stuolo di controfigure per farle fare tutte le azioni”. Non siamo sicuri quando l’ultimo blockbuster della Marvel “La nonna in mantello” uscirà nei teatri , ma francamente , non vediamo l’ora di vederlo .

Crimson Peak: un perfetto romanzo gotico moderno

By Film, NerdPensiero

L’atmosfera di Crimson Peak, a partire dall’ambientazione, per passare ai costumi, alle interpretazioni, per poi finire ai crepitii e alle passioni sessuali celate e oscuri segreti, rende questa pellicola un piccolo gioiello di arte cinematografica. Ci sono un paio di mostri (soprannaturali e non), ma le gigantesche emozioni, che spingono ogni singolo personaggio, sono la cosa più terrificante sullo schermo.

Oggi il genere Horror è diventato un prodotto per persone impazienti, ma Crimson Peak non è decisamente un film affrettato. L’ultima fatica del regista messicano seduce con un gusto erotico e macabro, che si fonde perfettamente con il melodramma di base del racconto.

Per questo motivo, Crimson Peak risulta essere un perfetto romanzo gotico moderno. La pellicola è un pezzo impeccabilmente recitato e splendidamente girato. Guillermo del Toro ha consegnato un’altra opera di genio. La trama ruota intorno a Edith (Mia Wasikowska), che è affascinata dal Baronetto Thomas Sharpe (Tom Hiddleston). Dopo essersi sposati, Edith scopre che i fratelli Sharpe potrebbero nascondere alcuni inquietanti segreti. L’unica nota realmente negativa del film sono I fantasmi stessi, che diventano, nel racconto, solo una mera premessa narrativa.

Jessica Chastain e Mia Wasikowska si guadagnano il diritto di imporsi su “palcoscenico” del film. Tom Hiddleston crea un personaggio soave che, anche se sembra reticente e a volte distante. Jessica Chastain (Lucille, la sorella) interpreta magistralmente un personaggio a dir poco snervante. Lucille ha palesemente un’aria sinistra, che è accompagnata anche da un vestito scuro, quasi fosse un suo marchio di fabbrica. In contrapposizione ai due “fratelli”, Mia Wasikowska come la protagonista femminile è piuttosto timida, ma in fin dei conti non è affatto malvagia, anche  se in alcuni momenti non riesce a trasmettere il terrore che a parole prova. Per i Nerds è 3 occhialini su 5.

occhiali nerd 3 su 5

Ant Man: il piccolo grande eroe

By Film, NerdPensiero

La cultura popolare lo sa da tempo: il vino buono sta nelle botti piccole. La stessa cosa può essere detta di alcuni supereroi.

Ant Man diretto da Peyton Reed è un piccolo gioiello, che fa onore alla tematica supereroistica e alla Marvel Studios. In parte Ocean’s Eleven, in parte Toy Story, con accenni di Assassin’s Creed e elementi alla Monty Pyton, Ant-Man ci regala quasi due ore di puro intrattenimento, con una storia avvincente, divertente e ben strutturata. Non mancano i richiami ai film della Marvel Studios già usciti e i suggerimenti ai film e personaggi ancora a venire, ma già annunciati.

Il film inizia con un giovane Hank Pym (Michael Douglas) che a causa di un non ben specificato incidente lascia lo S.h.i.e.l.d. La storia riprende poi ai giorni nostri dove un vecchio Pym è stato costretto a lasciare la sua società dall’ex pupillo Darren Cross (Corey Stoll). Il dottor Pym recluta allora Scott Lang (Paul Rudd), che nei fumetti è un ladro professionista, mentre nella versione cinematografica è una sorta di Robin Hood informatico del 21° secolo. Lang, che è appena uscito dal carcere diventa così il nuovo Ant Man, allenato da Pym e dalla figlia (Evangeline Lilly) armato della tuta di Ant Man che gli permette di ridursi di dimensione ma di conservare la forza proporzionale di un uomo di dimensioni normali, quindi sovrumane, date le dimensioni ridotte, ma soprattutto di controllare un esercito di formiche.

Pym quindi affida a Lang il compito di rubare l’armatura di Calabrone, versione moderna della tecnologia di Ant Man ed evitare che il malvagio Cross la possa utilizzare per scopi per nulla nobili o eroistici. La pellicola, degna aggiunta ai film prodotti dalla Marvel Studios è una delizia da guardare. La Storia rende su tutti i livelli e le performance degli attori sono eccellenti e credibili. Non mancano i momenti comici, sia da parte del protagonista, che dei suoi comprimari, una nota va spesa per Michael Peña, ottimo attore che, come Paul Rudd, riesce ad alternare ruoli comici a ruoli drammaticamente impegnati o d’azione. Anche l’inserimento nell’universo Marvel è fatto con gran stile e sagacia: l’utilizzo di uno degli Avengers nel film è sia divertente che molto d’effetto. Ant Man è forse il film più riuscito della Marvel Studios dopo Guardiani della Galassia, una pellicola da rivedere più volte con gusto.

I non-così-Fantastici Quattro

By Film, NerdPensiero

Era il novembre del 1961 quando il mondo conobbe per la prima famiglia di supereroi creati dalla fervida mente di Stan Lee: i Fantastici Quattro.

Un gruppo di amici che a causa di un incidente su un razzo sperimentale non schermato propriamente ottennero incredibili poteri che da quel momento utilizzarono per il bene dell’umanità, combattendo contro criminali di ogni genere e contro la loro nemesi più terribile il dottor Destino (Dr. Doom). Questa è sostanzialmente la premessa de i Fantastici Quattro, il primo fumetto della Marvel Comics.

Questo purtroppo non è la storia de i Fantastici 4 il film diretto Josh Trank.

La storia di questo nuovo reboot del franchise (c’erano già stati un film indipendente di scarsa produzione del 90 e un blockbuster del 2005) è un un film deludente e generalmente brutto da guardare.

Non volendo focalizzarsi sul cambiamento razziale di uno dei personaggi principali del quartetto (nei fumetti Jhonny Storm/La torcia umana, biondo con gli occhi azzurri, diventa sul grande schermo un ragazzo Afro-Americano -Michael B.Jordan- fratello di Sue Storm/La Donna Invisibile, che nel film, come nel fumetto è una donna bionda con gli occhi azzurri -interpretata da Kate Mara) Fantastici 4 delude su tutta la linea.

La storia è presa a mano basse dal ciclo di fumetti Ultimate Fantastic Four, dove nei capitoli iniziali, viene re-immaginata la nascita del quartetto: Reed Richards futuro Mister Fantastic, fin da tenera età mosta chiaramente di essere un genio, tanto che a 13 anni, aiutato dal suo migliore, ma non troppo intelligente, amico Ben Grimm scopre ed inventa il teletrasporto, crescendo viene notato da una Fondazione, la Baxter Foundation, che scova e, successivamente, istruisce i geni del futuro. Alla Baxter Foundation Reed Richards conosce Sue e Jhonny Strom e soprattutto Victor Von Doom, l’uomo con cui Reed costruirà un modello più grande di Teletrasporto in grado di trasportare materia organica.

Qui finiscono le similitudini con il fumetto.

Fantastic 4 risulta essere un accozzaglia di cose, che assomigliano a tutto e niente, gli attori, bravi individualmente, risultano troppo poco credibili, sopratutto a causa di un copione che è la versione riveduta e corretta (male) di un lavoro che in origine era bello ed intrigante. Successivamente all’incidente che dona ai 5 (si esatto 5) i loro superpoteri, la storia prende una piega alquanto patetica per chiunque abbia mai sentito parlare dei Fantastici 4, a iniziare da Ben Grimm/La Cosa trasformata in macchina da guerra per conto dell’esercito americano, e dalla torcia umana, diventato una specie di aereo caccia di fuoco dell’esercito.

Piccola nota deve essere fatta su questo dettaglio: é indubbio che oggi hollywood deve necessariamente mettere una “quota nera” nei propri film blockbuster, ma tra i ruoli del film bisognava dare la parte dell’uomo in fiamme ad un Afro-Americano!? Il Ku Klux Klan ringrazia.

Quello che particolarmente dà fastidio de Fantastici 4 è il Dottor Destino, nei fumetti questo personaggio è il dittatore dello stato, fittizio, europeo di Latveria, che a seguito dei un incidente viene sfigurato, egli allora inizia ad indossare un’armatura a metà fra il medievale e l’high tech e giura vendetta contro il mondo e l’uomo che , egli pensa, l’abbia tradito… Reed Richards.

Nel film Destino è anche lui un genio e come gli altri è vittima dell’incidente che gli dona i poteri di un … DIO!?

In quest’ultima incarnazione il dottor Destino, non indossa nessun armatura eppure ha il potere di fare addirittura esplodere qualcuno con la sola forza del pensiero.

Questo film è forse uno dei più grossi flop dopo il Daredevil con Ben Affleck. Forse più che i Fantastici 4 avrebbe dovuto chiamarsi i Mediocri 4

Ode a Robin Williams

By Film, NerdPensiero No Comments

Per quanto sembra stupido, alle volte un attore che ci lascia così all’improvviso, ci lascia un piccolo vuoto.
Questa riflessione mi è sopraggiunta la notte che morì Robin Williams (11 Agosto 2014), quando appresa la notizia ho realmente cominciato a pensare quanto l’attore abbia influenzato il mio comportamento semplicemente facendo (bene) il suo lavoro di intrattenitore.
La mente ha cominciato a viaggiare ed alla fine sono arrivato alla conclusione che esistono tre opere, tre film, che più di tutti mi hanno colpito e mi hanno insegnato qualcosa o hanno esternato una mia passione.
E proprio riguardo l’esternare una mia passione, il primo film interpretato da Robin Williams che mi viene in mente è Good Morning, Vietnam.
L’ho visto per la prima volta intorno ai miei 18 anni e mi ha fatto veramente credere che la radiofonia potesse essere una parte della mia vita.

“Ispirato a un personaggio vero (Adrian Cronauer), è la storia di un disc-jockey, arrivato a Saigon nel 1965, che con le sue trasmissioni radiofoniche divertenti e irriverenti tiene alto il morale delle truppe. Film sul Vietnam diverso dai soliti per il contrasto tra la drammaticità della situazione e la buffoneria dei personaggi che vi agiscono. Storia di un’educazione politica.” (mymovies.it)

La scena che forse sconvolge il film dal punto di vista “radiofonico” è proprio la prima volta che Adrian Cronauer accende il proprio microfono di questa radio, dove solitamente non veniva trasmesso nulla di rock. Ma poi arriva lui, respiro profondo e poi giù con GOOOOOOD MORNING VIEEETNAM!

Troppo?

No. Non è mai abbastanza.

Il secondo film che voglio citarvi è uno di quei film che se non avete mai visto, non dovreste nemmeno salutarmi.
Will Hunting – Genio ribelle
Oscar come miglior attore non protagonista a Robin Williams ed Oscar alla coppia Matt Damon e Ben Affleck per la sceneggiatura (prima che me lo chiedate: no sia Matt Damon che Ben Affleck non hanno mai vinto l’Oscar per una loro interpretazione; Matt Damon non ha più vinto dopo Will Hunting mentre Ben Affleck è riuscito con la regia di Argo).

“Will Hunting, ragazzo di un quartiere povero di Boston con molti piccoli crimini alle spalle, fa le pulizie al MIT (Massachusetts Institute of Tecnology) ed è un genio matematico allo stadio brado. Se lo contendono due adulti colti: l’uno vuol prendersi cura del suo cervello (e del futuro del proprio portafoglio), l’altro del suo cuore. Con l’aiuto di una ragazza innamorata, vince il secondo. Ideato e scritto dagli attori Damon e Affleck, è un film complesso nella sua apparente semplicità (paradossalmente a mezza strada tra Belli e dannati e L’attimo fuggente) che tocca molti temi: l’isolamento; la ricerca di un padre (e di un figlio) tra due persone simili e complementari; il diritto-dovere di liberarsi di un’infanzia infelice; la difficoltà di vivere di un genio o, comunque, di un “diverso” che non vuole farsi assorbire o stritolare dal sistema.” (mymovies.it)

Questo è uno di quei dialoghi che ti cambiano, che ti attraversano.

Questo mi ha fatto credere nell’amore. Forza che troppo spesso sottovalutiamo.

Con buona pace delle World Series e della battuta di Fisk il bassotto.

Il terzo film è facile da capire. Appena appresa la notizia della sua scomparsa sono andato immediatamente a riprendere la foto del professor Keating sopra i banchi.
L’attimo fuggente (titolo originale Dead Poets Society) è uno di quei film che veramente possono cambiarti la visione della vita.

“John Keating, insegnante di letteratura inglese, arriva nel 1959 alla Welton Academy dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l’ordine insegnando ai ragazzi, attraverso la poesia, la forza creativa della libertà e dell’anticonformismo. Coraggioso nella scelta tematica, discutibile nella sua poco critica esaltazione dell’individualismo e con qualche forzatura retorica, è una macchina narrativa perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa l’applauso. Di suo P. Weir ci mette l’abituale misticismo e la sapiente guida nella recitazione dei ragazzi inesperti tra cui spicca R.S. Leonard sebbene solo E. Hawke abbia fatto carriera. Eccellente R. Williams. Oscar per la sceneggiatura di Tom Schulman. Inatteso campione d’incassi 1989-90.” (mymovies.it)

Non trovo facile consigliarvi un solo monologo, vi consiglierei tutto il film ma su Youtube non è presente.
Uno delle parti più interessanti sicuramente è quella in cui il Professor Robin Williams spiega il perchè sia importante cogliere l’attimo, carpe diem.

“Keating/Robin Williams: «Cogli l’attimo. Cogli la rosa quando è il momento.» Perché il poeta usa questi versi?
Charlie: Perché va di fretta!
Keating/Robin Williams: No! Ding! Grazie per aver partecipato al nostro gioco. Perché siamo cibo per i vermi, ragazzi. Perché, strano a dirsi, ognuno di noi in questa stanza, un giorno smetterà di respirare, diventerà freddo e morirà. Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? Stesso taglio di capelli, pieni di ormoni, come voi, invincibili, come vi sentite voi. Il mondo è la loro ostrica, pensano di essere destinati a grandi cose, come molti di voi, i loro occhi sono pieni di speranza, proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora, sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione, li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi. Ascoltateli. Sentite? Carpe… Sentito? Carpe… Carpe diem… Cogliete l’attimo, ragazzi… rendete straordinaria la vostra vita.”

Oppure come non ricordare la lezione in cui invita i propri studenti (e forse anche tutti noi) a salire sopra una cattedra, il perché ce lo spiega benissimo lui stesso: “Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù.”

La scena finale. L’atto di ribellione assoluta della classe che ancora è shockata che il professor Keating/Robin Williams debba abbandonare la scuola, probabilmente la scena più famosa.

Però alla fine io torno all”incipit, l’inizio di tutto:
«O Capitano, mio Capitano!» Chi conosce questo verso? Nessuno. Non lo sapete? È una poesia di Walt Whitman, che parla di Abramo Lincoln. Ecco, in questa classe potete chiamarmi professor Keating o se siete un po’ più audaci, “O Capitano, mio Capitano”

“Oh! Capitano, mio Capitano, il tremendo viaggio è compiuto,
La nostra nave ha resistito ogni tempesta: abbiamo conseguito il premio desiderato.

Il porto è prossimo; odo le campane, il popolo tutto esulta.
Mentre gli occhi seguono la salda carena,
la nave austera e ardita.

Ma o cuore, cuore, cuore,
O stillanti gocce rosse
Dove sul ponte giace il mio Capitano.
Caduto freddo e morto.

O Capitano, mio Capitano, levati e ascolta le campane.
Levati, per te la bandiera sventola, squilla per te la tromba;
Per te mazzi e corone e nastri; per te le sponde si affollano;
Te acclamano le folle ondeggianti, volgendo i cupidi volti.

Qui Capitano, caro padre,
Questo mio braccio sotto la tua testa;
È un sogno che qui sopra il ponte
Tu giaccia freddo e morto.

Il mio Capitano tace: le sue labbra sono pallide e serrate;
Il mio padre non sente il mio braccio,
Non ha polso, né volontà;
La nave è ancorata sicura e ferma ed il ciclo del viaggio è compiuto.
Dal tremendo viaggio la nave vincitrice arriva col compito esaurito,

Esultino le sponde e suonino le campane!
Ma io con passo dolorante
Passeggio sul ponte, ove giace il mio Capitano caduto freddo e morto.”
(Walt Whitman)

Il mio Capitano è caduto, perso nella depressione. Suicidato.
Addio Capitano, addio Robin Williams.

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