Si è tenuta l’8 gennaio la premiazione dei Golden Globe 2017 a Los Angeles, cerimonia di assegnazione dei premi della stampa estera a Hollywood condotta da Jimmy Fallon. Grande successo per il musical La La Land, di Damien Chazelle che adesso ha un’autostrada a quattro corsie che porta direttamente all’Oscar, si è aggiudicato 7 premi, tra cui miglior commedia, e miglior attore e attrice per i suoi protagonisti Emma Stone e Ryan Gosling.
Il premio come miglior film drammatico è andato a Moonlight, di Barry Jenkins. Eccezionale doppietta per The Crown, lo show targato Netflix di Peter Morgan che racconta primi anni di regno di Elisabetta II è «incoronato» serie drammatica dell’anno e Claire Foy miglior attrice protagonista in un drama.
L’altra grande vincitrice nelle categorie televisive della 74esima edizione dei premi assegnati dalla stampa straniera di Hollywood è Atlanta di Donald Glover, che trionfa come commedia dell’anno e migliore attore protagonista in una serie comedy (andrà in onda su Fox dal 19 gennaio). Mentre Tracee Ellis Ross vince come protagonista per Black-ish. Billy Bob Thornton è il miglior attore in un drama grazie alla strepitosa interpretazione in Goliath di Amazon.
The People V. O.J. Simpson è la miglior miniserie dell’anno e porta a casa anche la statuetta alla miglior attrice protagonista, vinta da Sarah Paulson per il ruolo di Marcia Clark, l’avvocato dell’accusa nel processo per omicidio al campione di football. Premiata pure The Night Manager, che vince nelle categorie di attore protagonista (Tom Hiddleston), attore e attrice non protagonista, Hugh Laurie e Olivia Colman. Fra i grandi snobbati, spiccano Westworld e The Night Of di Hbo e (purtroppo) The Americans, con i due protagonisti Matthew Rhys e Keri Russell che tornano di nuovo a casa a mani vuote.
Niente da fare, nonostante il successo di pubblico, anche per This Is Us, che ha fruttato alla rete generalista Nbc la prima candidatura in dieci anni nella categoria di serie drammatica. Premiata anche Meryl Streep, con il Cecil B. Demille alla carriera dopo trenta nomination e otto statuette. Durante la serata ha colto l’occasione per attaccare, senza mai nominarlo esplicitamente, il presidente eletto Donald Trump.
Così cari amici Nerd avete già impacchettato i vostri doni? Avete acceso l’albero? Siete veramente avvolti nello spirito del Natale? State sorseggiando una bella tazza di cioccolata calda? Quello che potrebbe completare una di queste sere festive è un film di Natale… Ma quale scegliere? Ogni anno in questo periodo, le persone sono alla ricerca per l’ultimo film di Natale. Un’attività che lascia la maggior parte di noi esausti e confusi prima di affidarci alla stessa cosa abbiamo già visto mille volte. La chiave per la selezione di un grande film sta in come ti fa stare, se poi capita di essere in vena di qualcosa di nerd, vi aiutiamo noi. Ecco secondo noi i 5 film di Natale per assecondare il vostro nerd interiore e per farvi divertire fino un po.
5. Santa Clause
A prima vista, la storia di Tim Allen che uccide accidentalmente e poi si trasforma in Babbo Natale non sembra troppo attraente. Ma ci sono un paio di ragioni per le quali questo classico è nella nostra lista. Perché è un fantasy; forse non del calibro de Il Signore degli Anelli o Star Wars, ma una fantasia comunque. Le battute di questo film sono divertenti per gli adulti come per i bambini. La cosa veramente bella di Santa Clause è che prende il presupposto incredibile e lo porta fino a una conclusione logica, emozionante e al contempo divertente.
4. Gremlins
La perfetta combinazione di horror e humour con una scenografia Natalizia! Spielberg riesce a trasformare un regalo di natale dolcissimo in un’esperienza terrificante, catastrofica e quasi sgradita. “Gremlins” fa appello ai nerd scientifici che amano vedere esperimenti che vanno male. Se sei un fan di Frankenstein o di qualsiasi altra pellicola con un mostro da mare, allora questo potrebbe benissimo essere il tuo nuovo film preferito di Natale.
3. Nightmare Before Christmas
Ormai chiunque conosce questo film: il Re Zucca si annoia di celebrare Halloween e decide di continuare l’orrore attraverso Natale. Le capacità tecniche e digitali, dimostrate nel corso di questo racconto spettrale, sono divertenti. Ambientato nel periodo di Natale mantiene il pubblico incollati allo schermo, mentre la sua natura non convenzionale è amata dai nerd in tutto il mondo.
2. S.O.S. Fantasmi
Il Canto di Natale di Dickens… In pieno stile Bill Murray! S.o.s. Fantasmi è uno dei più inquietanti e angoscianti film commedia di natale. Ovviamente, pensato come una commedia, ma troviamo poca comicità, e in effetti le emozioni più presenti del film sembrano essere dolore e la rabbia. Poi però rifletti che il protagonista è il Bill Murray degli anni ’80 e miracolosamente il film diventa ancora più divertente.
1. Mamma ho perso l’aereo
Il più classico dei classici. La storia del piccolo Kevin McCallister che è stato lasciato a casa, da tutta la sua famiglia, volata a Parigi per le vacanze. Forse uno degli aspetti più memorabili di questo film è l’uso delle tecnologie emergenti per scoraggiare e difendersi contro i ladri. Certo nella realtà Kevin sarebbe in pratica un serial killer, ma nel magico mondo del cinema natalizio è solo un ragazzino simpatico e intelligente.
Che siate nerd o no, speriamo che questa lista possa aiutarvi a scegliere il vostro film di Natale per quest’anno! Buon Nerd Natale e felice anno nuovo!!!
Cari Nerd Lettori, bentrovati. Come molti di voi, anche noi amiamo guardare la televisione e siamo sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e originale. Fortunatamente oggi la scelta è molto vasta ma anche tra tv satellitare, Sky e digitale terrestre. Come tutti gli “smanettoni” o meglio i più curiosi d’internet, sanno esiste anche un’altra opzione, lo streaming. Ma i siti di streaming sono per la stragrande maggioranza illegali, e quindi non si dovrebbero usare. Spesso molti ne fanno uso, proprio per saziare la brama di vedere film e serie tv il prima possibile. Vuoi perché non vogliono pagare i costi, spesso alti, dei gestori a pagamento o perché sono programmi che difficilmente arriverebbero nel nostro paese, o solo dopo un anno dalla messa in onda negli altri paesi. La domanda dunque diventa: Come si può continuare a guardare programmi e film che interessano, pur riducendo le bollette mensili d’intrattenimento video?
Le soluzioni sono diverse. In quest’articolo vorremmo solo evidenziare i punti favorevoli e sfavorevoli del servizio di streaming offerto dalla compagnia che per prima nel mondo ha pensato di creare un network televisivo tramite internet: NETFLIX.
Noi di Nerd Attack siamo innamorati di Netflix ma ciò non di meno cerchiamo di essere il quanto più obbiettivi possibile.
5 MOTIVI PER ODIARE NETFLIX
1. Gli spettacoli non sono aggiornati. Spesso le serie tv non sono complete, sia perché sono ancora in corso d’opera, sia perché altre volte i network non rilasciano le stagioni ad altri network prima che gli episodi in questione non escano in DVD.
2. Le “Nuove Uscite” sono obsolete. Può capitare, che in alcuni mesi, i Film che vengono presentati come ultime uscite, siano effettivamente usciti al cinema alcuni anni prima. Con sommo rancore degli utenti
3. Sono in parte responsabili della nascita del Binge Watching. Il concetto, relativamente nuovo, di “binge watchinhg” è geniale, prevede di avere un intera stagione di una serie a completa disposizione fin da subito. Il problema è che, a parte l’indiscusso problema sociale, che porta alcuni individui ad isolarsi completamente solo per poter guardare tutta una serie in un fine settimana, e a volte oltre, ma fa perdere il gusto di apprezzare le serie settimana per settimana, gli eventi e gli episodi diventano meno distinti. Si ricordano i singoli episodi molto meno, focalizzandosi solo sulla storia totale.
4. Ci sono film più indipendenti di ogni altra cosa. La maggior parte delle selezione di film di Netflix è di film indipendenti, invece che i film del circuito cinematografico. A onor del vero ultimamente Netflix ha iniziato una massiccia campagna di acquisizione diritti per il sistema on-line, ma il percorso per mettersi “al pari” con i circuiti televisivi è ancora lungo.
5. Riporta in vita troppe serie cancellate. Ultimamente il Network sta acquistando i diritti per serie cancellate per riproporle nel loro catalogo, rovinando sia il prodotto originale che la memoria del pubblico nei confronti di quelle serie a cui era particolarmente legato.
5 MOTIVI PER AMARE NETFLIX
1. Netflix è conveniente Tra i servizi online di streaming legali Netflix propone dei pacchetti che lo rendono indubbiamente tra i più, se non addirittura il più, economico del settore. In più Netflix costantemente, sul miglioramento della sua capacità di fornire il proprio prodotto ai propri clienti. E’ incentrato sull’innovazione del suo servizio e della sua tecnologia per essere e rimanere al top del mercato.
2. Netflix non ha MAI annunci pubblicitari Solo per questo motivo Netflix meriterebbe un premio speciale. Anche altri servizi di streaming promettono nessuna pubblicità, ma spesso questa promessa non viene mantenuta. Gli utenti di Netflix potranno confermare che i prodotti del network non contengono mai interruzioni commerciali, ne prima, né durante, né dopo la visione
3. Netflix permette accessi simultanei Netflix può essere visto sulla PS4, Xbox, lettori Blu-Ray, Wii, cellulari, iPad, PC, Macbook, tablet e Google TV, e quasi ogni altro dispositivo multimediale che abbia connessione ad internet. Netflix ne ha fatto un vanto di essere la prima compagnia che ha pensato di diventare fruibile su ogni device dei propri utenti. Ed in ogni luogo, anche solo con il 3G!
4. Netflix ha centinaia di spettacoli televisivi (comprese stagioni complete) Questo è in contrasto con il 1° punto della precedente lista, ma è vero. Sebbene non siano aggiornate, a volte, le serie di Netflix sono centinaia, e quelle effettivamente presenti nel catalogo sono realmente complete. Con un notevole risparmio economico, piuttosto che andare a comprare i DVD di un intera serie. La stessa cosa si potrebbe dire per i film da grande schermo.
5. SERIE ORIGINALI Netflix ha iniziato la produzione di una serie di spettacoli e film originali ed esclusivi per il suo canale, trasformandosi in un reale network d’intrattenimento video. Mostrando una scrupolosa cura per i dettagli, per la parte tecnica artistica e per le storie di qualità, creando lo standard che garantisce ai prodotti originali Netflix garanzia di qualità: Orange is the new black, Narcos, House of Cards, Daredevil, Marco Polo, Stranger things e The Crown solo per citarne alcuni.
La notizia è di quelle che fa tremare l’economia del mondo tecnologico.
Microsoft ha comprato LinkedIn per 26,2 miliardi di dollari. Pagamento cash. Come se noi scendessimo dal paninaro e pagassimo in contatti. Più o meno le proporzioni sono quelle.
Il fatto è che 26.2 miliardi di dollari sono veramente tanti. Facebook ha pagato “solo” 19 miliardi Whatsapp. La mossa di Microsoft ha spiazzato un po’ tutti, ma il colosso di Redmond ha ormai abituato ad operazioni del genere. Nel 2011 si portò a casa Skype con 8,5 miliardi e nel 2013 comprò Nokia per 7,17.
Il problema è che queste sono cifre talmente alte che non riusciamo neanche a quantificarle…
In questo momento potremmo comprare allo stesso prezzo la bellezza di 94 mila e 698 Ferrari F12berlinetta (insomma quella che costa di più nel catalogo, cioè 276 mila $ l’una), potremmo comprare 52 volte Lanai Island, la sesta più grande isola delle Hawaii. L’unica disabitata. Ma popolata da turisti che soggiornano in lussuosissimi resort (l’ha comprata il miliardario Larry Ellison, patron di Oracle, nel 2012 per la modica cifra di 500 milioni di dollari).
Lanai Island, Hawaii. Venduta solo a 500 milioni. Che pezzenti.
Insomma potrei continuare all’infinito con questi esempi, ma penso che ormai la grandezza dell’affare sia abbastanza chiaro.
Fondata nel 2002, LinkedIn oggi vanta oltre 430 milioni di utenti nel mondo, in aumento del 19% nell’ultimo anno, è stato uno dei pionieri nel mondo dei social network. I suoi servizi sono rivolti sia ai consumatori che alle aziende, in grado di cercare e trovare personale qualificato attraverso i suoi servizi.
Microsoft, che si trova con degli strumenti ottimi per il lavoro come Office 365 – la versione cloud della sua famosa suite – fino a Windows 10 e alle piattaforme come Dynamics, ora può farli sfruttare ancora di più grazie all’enorme potenziale per può dare LinkedIn ed i suoi utenti. Una mossa che lancia il colosso di Redmond nel fantastico mondo dei social, sempre se Facebook non si decide definitivamente a rompere le uova nel paniere di LinkedIn. Mark Zuckerberg ha messo da tempo gli occhi sul settore professionale. Facebook ha da poco introdotto “Facebook at Work”, un servizio ancora in evoluzione che vuole mettere da una parte una serie di servizi per le aziende, dall’altra il social network per veicolare domanda e offerta di lavoro. Insomma, bisognerà vedere le evoluzioni del mercato.
Intanto Microsoft compie la sua mossa comprando.
Noi possiamo solo continuare a sperare che ci venga l’idea giusta da poter poi vendere a suon di miliardi.
Ho iniziato ieri sera Doom. Andando di fretta ho deciso di avviare direttamente la campagna, senza fare il tradizionale, almeno per me, giro nelle impostazioni. Dopo circa una decina di secondi dal momento in cui ci si può iniziare a muovere sento salire lungo la mia schiena un brivido freddo ed immediatamente mi balena un pensiero nella mente: “Ma li ho attivati i sottotitoli?”. Dopo pochi attimi di panico fuggo all’interno delle impostazioni e prontamente attivo tale feature. Contemporaneamente all’occhiata stranita della mia ragazza, che aveva assistito al frenetico trastullamento digitale all’interno del menù, sorse poi un altro pensiero: “Ma sono tutti ad attivare i sottotitoli nei videogiochi?”.
Ed è questa, chiaramente, la domanda che voglio porre a voi utenti. Ma soprattutto, se la risposta è affermativa, vi chiedo ancora: perché li attivate?
Io, come avrete chiaramente intuito da quanto scritto poco sopra, li attivo sempre, in qualsiasi tipo di gioco. Pensandoci un pochettino su, i motivi sono molteplici:
Paura di perdere qualche frase o elemento importante della trama. Anche perché, se si perde un’intera frase per distrazione od altro, difficilmente si può tranquillamente tornare indietro come fosse un film.
Equalizzazione dell’audio eseguita in maniera quantomeno approssimativa. Rumori di fondo o colonna sonora spesso coprono il suono delle voci, cosa che porta obbligatoriamente all’uso di sottotitoli. Mi vien subito da pensare al bar di Borderlands 2 ed al casino al suo interno.
Mi aiutano nella comprensione, probabilmente il motivo principale. Audio in inglese = Sottotitoli in italiano (non sempre, ma in linea generale è così). Non mi sforzo troppo per capire il parlato e tutto va più liscio.
Ed ora la parola a voi. Li attivate? Non li attivate? Vi infastidiscono? Fatemi sapere!
Che anno meraviglioso per essere un cinefilo ed un Nerd, nel giro di poco più di due mesi sono usciti ben tre film basati su personaggi nati sulle pagine dei fumetti. Ma non è tutto oro quello che luccica. Ecco la nostra recensione di “X Men Apocalypse”.
L’ultimo capitolo della saga degli X Men è un film difficile da apprezzare, ma anche incredibilmente facile. L’episodio precedente, “X-Men: Giorni di un Futuro Passato”, a parte essere una più che decente trasposizione di uno delle storie più iconografiche dei fumetti dedicati alla razza mutante, è stato anche una fresca, piacevole e coerente avventura che ha continuato il franchising prodotto dalla Fox. La stessa cosa non può essere di Apocalypse, sebbene entrambi i film sono diretti da Bryan Singer e sceneggiati da Simon Kinberg, Apocalypse lascia in bocca un sapore strano. Il ruolo principale e più e di rilievo è affidato proprio ad “Apocalisse”, interpretato da Oscar Isaac ( con viso e corpo completamente coperto protesi), un arci-nemesi faraonica, altrimenti noto come En Sabah Nur, il primo mutante della storia. Quando Apocalisse ricompare dopo più di cinque millenni dopo il suo seppellimento accidentale nella valle del Nilo, decide di riprendere la sua missione di…. incredibile ma vero, conquistare il mondo, umano in questo caso.
Il franchise di “X-Men” ha avuto i suoi alti e bassi, indubbio è il fatto che con la nuova storyline, iniziata con Prima Classe la Fox ha intrapreso un cambio di rotta, che fino a questo momento sembrava la scelta più azzeccata. Purtroppo X Men Apocalypse perde quell’equilibrio delicato tra storia, effetti speciali e giovani leve di attori. Questo nuovo capitolo della saga crea, o meglio allarga il profondo divario tra gli intenditori dei fumetti e gli spettatori cinematografici che cercano qualcosa di più in una saga di supereroi che l’incessante parlare della potenza dei singoli personaggi. Ma il film ha delle lacune di storia che non possono essere ignorate. Come la presenza di personaggi che da soli potrebbero risolvere il problema ma vengono “tenuti a freno” fino all’ultimo momento possibile o ancora la riscrizione completa di altri personaggi, amati dal grande pubblico e mal utilizzati nella pellicola (ad esempio Angelo/Arcangelo) Come in precedenti episodi, una delle principali preoccupazioni è la persecuzione di mutanti — i mutanti buoni, come il team degli X-Men, che utilizzano i loro superpoteri per il bene dell’umanità.
Ma Apocalisse, vuole purificare il nostro povero pianeta sfruttando il potere mutante per i propri fini malvagi. Egli vede i mutanti e soprattutto il telepatico Professor Charles Xavier (James McAvoy), come il mezzo per un fine che è stato sognato fino ad allora solo da Google o Steve Jobs— controllare ogni mente nel mondo. Quando Apocalisse penetra Cerebro, sistema di rilevazione mutante del professor X, Charles dice, con una miscela di orrore e di esaltazione, “Non ho mai sentito un potere come questo prima!”. Michael Fassbender riprende i panni di Magneto, il disilluso mutante sopravvissuto all’Olocausto, altrimenti conosciuto come Erik Lehnsherr. Anche Jennifer Lawrence torna a indossare i panni, e non il make up, di Mystica, con una interpretazione che non è proprio quello che ci si aspetta da un premio oscar come lei. Ma allora perché questo film piace, pur avendo tutti gli elementi per essere un film a malapena mediocre? Probabilmente perché è uscito un mese e mezzo dopo il disastroso Batman vs Superman e tre settimane dopo l’appena decente Captain America Civil War, due film che hanno promesso molto ma alla fine non hanno saputo mantenere le proprie promesse. Se X Men Apocalypse fosse uscito nei cinema a molta distanza dagli altri due probabilmente sarebbe stato molto più deludente di quanto è stato.
Chi l’avrebbe mai detto, dodici film e $ 9 miliardi di incassi fa, che il Marvel Cinematic Universe sarebbe diventato una realtà consolidata!? Certo I fan lo speravano, ma nessuno ci credeva realmente, un intero universo video che collega I supereroi era pur fantascienza. Eppure la scommessa lanciata dalla Marvel Studios ha avuto I suoi frutti. A otto anni dal debutto del primo film Marvel (Iron Man, 2008) arriva sul grande schermo, Capitan America: Civil War il 13 ° film Marvel Studios.
Pellicola diretta da Joe e Anthony Russo, Civil War è un gradevole film corale, che pur essendo palesemente, visto anche il titolo, un film il cui protagonista è Capitan America, riesce a coinvolgere un cast di comprimari di tutto rispetto, affrontando l’excursus emozionale di quasi tutti I personaggi I maniera equilibrata e credibile.
In questo capitolo della saga Marvel, Capitan America/Steve Rogers (Chris Evans) e Iron Man/Tony Stark (Robert Downey Jr) si affrontano in una vera e propria guerra civile tra supereroi. Nella storia infatti l’ONU vuole portare i nostri eroi sotto il proprio controllo. Una parte degli Avengers, guidati da Stark e comprendente, incredibilmente la Vedova Nera (Scarlett Johanson), Visione (Paul Bettany), Pantera Nera (Chadwick Boseman) e War Machine (Don Cheadle) appoggiano da subito l’iniziativa. Ma la fazione giudata da Cap, tra cui – il Soldato d’inverno (Sebastian Stan), Falcon (Anthony Mackie), Scarlet Witch (Elizabeth Olsen), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e Ant-Man (Paul Rudd) – si ribellano nel timore di poter essere strumentalizzati dalle “forze del male”. Naturalmente, hanno ragione: un misterioso dottore (Daniel Brühl) sta scavando nel passato di Bucky, quando era un assassino dell’Hydra e in particolare una missione di 1991, che la pellicola rivisita in diversi flashback.
Il terzo film del capitolo relativo a Capitan America, prende spunto, sia come titolo che come storia da una delle più famose miniserie della Marvel Comics, Civil War appunto, in cui a causa di un’esplosione causata da un supercriminale di nome Nitro, un intero paese venne spazzato via di colpo, e centinaia di persone, compresi moltissimi bambini, persero la vita. Dopo questa vicenda tragica, il governo degli Stati Uniti e l’organizzazione S.H.I.E.L.D., dopo pressioni fatte dai cittadini superstiti e dal resto della popolazione, decidono di introdurre il cosiddetto “Atto di Registrazione dei Superumani”. A differenza del fumetto il film non riesce a cogliere appieno la spaccatura ideologica e morale che permea il fumetto, facendo risultare questa pellicola sicuramente gradevole ma sicuramente non un capolavoro.
Nel film viene anche introdotto il nuovo Spider-Man (Tom Holland), vera e propria rivelazione. Benché il pubblico già sapesse della presenza di questo personaggio nel film nessuno sapeva come sarebbe stato presentato e rispetto alle incarnazioni precedenti lo Spider-Man di Holland rispecchia le caratteristiche di uno dei personaggi più conosciuti e amati nel mondo, sia con e senza maschera. Il punto di forza della scena introduttiva di Peter Parker è sicuramente l’ottima maniera in cui sono riusciti a dire la famosa frase, chiave per l’uomo ragno, “da un grande potere derivano grandi responsabilità” senza effettivamente dire queste ormai trite e ritrite parole.
Pur essendo un film di 2 ore e mezza Civil War scorre in maniera godibile senza tempi morti, ed in fin dei conti è il film sui supereroi che tutti si aspettavano di vedere: super scazzottate, un po’ di ilarità e tanti effetti speciali, con un po’ di morale. Per i nerd è 3 occhialini su 5.
Quante volte in televisione vi trovate a guardare l’ennesimo programma sulla cucina? Che poi diciamocelo, sono sempre tutti uguali.
Ma su YouTube, questo concetto può essere stravolto. Come hanno fatto alcuni professionisti che con la giusta ironia hanno confezionato un progetto artistico pungete ma geniale: Cotto & Frullato.
Nato dalla mente di Paolo Cellammare ed interpretato da Maurizio Merluzzo, Cotto & Frullato è un evidente presa in giro a tutte quelle trasmissioni televisive culinarie. Maurizio Merluzzo si cimenta in pazze ricette che diventeranno succulenti frullati. Questa è la sua missione di vita e non c’è ostacolo che possa fermarlo. Perché? …Perché FRULLATO è MEGLIO!
Il format ha raggiunto un elevato successo, e la seconda serie, intitolata Cotto & Frullato Z, è una web series dove il protagonista, l’attore e doppiatore Maurizio Merluzzo, viene catapultato in una storia surreale, dove sembra che tutto giri intorno ad un entità chiamata “Frullanza”, che probabilmente potremmo identificare come l’anima del frullatore, vero co-protagonista di questa serie.
I numeri di questo successo sono oggettivi: un canale YouTube che vanta più di 12 milioni di visualizzazioni e 200 mila iscritti, una pagina Facebook con quasi 100 mila fans ed un continuo bagno di folla in ogni occasione live.
Arrivati a metà della seconda stagione, Paolo e Maurizio hanno un’idea per il finale: tre episodi che potessero essere montati insieme in un unico film di circa 1 ora.
Per chi fa questo lavoro sul web, non è mai facile poter pensare ad un progetto del genere perché spesso il problema principale è quello della raccolta fondi. Proprio per questo è stata lanciata una campagna crowdfunding sul sito Ulele.com.
Il crowdfunding (dall’inglese crowd, folla e funding, finanziamento) o finanziamento collettivo in italiano, è un processo collaborativo di un gruppo di persone che utilizza il proprio denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni. È una pratica di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse.
La campagna di Cotto e Frullato, conclusasi positivamente il 24 Aprile, ha raccolto 41.717€, superando l’obiettivo che era piazzato a 39.000€. Un risultato che fa riflettere molto: i fan donando un minimo di 5€ soro riusciti a realizzare il sogno degli ideatori, che così potranno realizzare un vero film che concluderà la famosa serie.
I fondi raccolti serviranno per migliorare l’attrezzatura audio-video per ottenere immagini e suono di qualità cinematografica, avere a disposizione un team di professionisti sul set, logistica, accesso a location normalmente inaccessibili ed avere a disposizione un team di professionisti per la post-produzione (matte painting, CGI, suono, ecc …).
Un mix adrenalinico, che ha coinvolto registi, attori, crew e fan, un corsa durata lunga un mese, una rimonta clamorosa nell’ultima settimana, come Rocky Balboa, degno del miglior frullato. Giusto per rimanere in tema.
Trionfo per “Lo chiamavano Jeeg Robot” ai David di Donatello, che si porta a casa 7 statuette soprattutto grazie ai propri attori: Miglior attore protagonista Claudio Santamaria, Miglior attrice protagonista Ilenia Pastorelli, Miglior attrice non protagonista Antonia Truppo e Miglior attore non protagonista Luca Marinelli, facendo un vero all-in. Protagonista della serata anche la pellicola “Perfetti sconosciuti” che si aggiudica i premi più importati: Miglior film e Miglior Sceneggiatura ed è pronta a lanciare una commedia verso dei remake esteri. Matteo Garrone con il suo ambizioso “Il racconto dei racconti – Tale of Tales” si assicura il David per la Miglior Regia.
La serata scorre veloce, soprattutto grazie alla mano della produzione di Sky che ha portato al format una freschezza ben diversa rispetto le ultime dirette targate RAI. La trasmissione è stata trasmessa in chiaro anche sul canale TV8 (ex MTV, sempre della famiglia di Sky). A condurre, un sempre ottimo Alessandro Cattelan. Si può fare uno spettacolo televisivo godibile, contemporaneo, senza lungaggini soporifere e farlo finire a un orario decente? Sì, a Sky lo avevano già dimostrato con X Factor e Italia’s got Talent, ma ci sono riusciti persino con una cerimonia di premiazione con oltre venti categorie.
La prima parte della cerimonia è stata sicuramente di un livello che difficilmente si trova in Italia. Il video introduttivo, un lungo sketch con Cattelan, i The Jackal e nientemeno che Paolo Sorrentino, era divertente, ironico e autoironico. Non sembrava di stare a Tiburtina, diciamocelo. E soprattutto non sembrava di stare ai David di Donatello, cioè quei premi presentati due anni fa da Paolo Ruffini che aveva dato della “bella topa” a Sophia Loren, giusto per inquadrare il pregresso di questa disgraziata serata cinematografica.
Andando avanti con la consegna dei premi, ovviamente il ritmo è calato, ma la conduzione di Cattelan ed i contributi video dei The Jackal permettono alla squadra di Sky di portare tranquillamente a casa i complimenti di tutti. Soprattutto di quelli che ormai erano rassegnati alla RAI.
Salve amici Nerd, ecco la recensione del film Dc che tanto abbiamo atteso Batman vs Superman Dawn of Justice.
La Dc Comics non è certo nota per essere salita a bordo il treno dei film sui supereroi al momento giusto, ma con questo titolo tutti speravano nel miracolo, che a parer nostro non è arrivato. Il film per la regia di Zack Snyder è partito in quarta per restare fermo appena fuori dalla linea di partenza. Ma procediamo per tappe. Batman vs Superman è in realtà un sequel de L’Uomo d’Acciaio, alla fine di quel film, Superman salva Metropolis, e il mondo intero, dalla piccola milizia di kriptoniani superstiti capitanati dal cattivissimo Generale Zod, nello scontro parte della città viene distrutta e centinaia o migliaia di persone perdono la vita. Questa è la premessa principale che spinge Batman a prepararsi, e cercare, lo scontro con questo alieno, venerato quasi come un dio in terra, prima che si possa “annoiare dell’umanità”. Fino a qui tutto fila liscio, ma da questo punto in poi la storia si complica.
Non voglio rovinare il film per chi non l’ha ancora visto, ma personalmente non mi ha colpito. Elementi positivi ce ne sono e meritano di essere presi in considerazione: Ben Affleck è superbo nell’interpretazione di Bruce Wayne, ma il copione non rende giustizia ad un personaggio che viene considerato il più grande detective vivente. Superman (Henry Cavill), d’altro canto si comporta come un alieno sulla terra che cerca di integrarsi, il che avrebbe senso, se non fosse cresciuto fin da bambino nelle campagne del Kansas. Wonder Woman (Gal Gadot) è il personaggio che tutto sommato risulta più credibile e coerente in relazione con il materiale di base. Lex Luthor (Jesse Heisenberg) è decisamente una mente brillante, che ricorda sotto molti punti di vista Joker piuttosto che la nemesi di Superman. Ma la struttura narrativa e le scelte del film in generale lasciano perplessi, come ad esempio la scena onirica di Batman e la visione di Flash del furto che fanno storcere il naso.
Il problema del film è che cerca di condensare un intero universo, quello della Dc Comics dentro un unico film, mentre la Marvel ha avuto ben 12 film a disposizione con cui costruire e esplorare il loro universo. Chi non ha letto I fumetti e va a vedere Batman vs Superman Dawn of Justice si trova davanti un film graficamente perfetto, ma a livello di storia trova un prodotto contorto, con un chiaro senso di “mancanza”, cioè di qualche elemento mancante per poterlo capire appieno. Chi invece è fan dei fumetti e conosce già I personaggi, si ritrova davanti una cacofonia di elementi che se a primo impatto possono sembrare eccezionali, a guardare meglio cozzano l’un l’altro, creando un film poco gradevole e molto confusionario.