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marvel Archivi - Nerd Attack

Stan Lee, lo zio di tutti che ci lascia senza eroi

By NerdPensiero No Comments

Hello True Belivers!

Per chi come me è cresciuto leggendo i Fumetti Marvel, riconoscerà sicuramente questa frase: il tipico saluto di Stan “the Man” Lee, uno dei fondatori e per tantissimi anni la faccia della Marvel Comics.

Come me, milioni di persone hanno appreso la notizia dell’improvvisa morte di Stan lo scorso Lunedì 12 novembre 2018, e come me molti sono rimasti colpiti da uno shock improvviso.

Perché Stan Lee, non era solo questa figura quasi mitologica, Stan Lee, o meglio per come lo chiamiamo noi fan affettuosamente Stan, era molto di più di un semplice creatore di fumetti.

Stan ha di fatto ideato la Marvel Comics, inventando l’80% degli eroi classici Marvel come I Fantastici 4, Spider Man, Iron Man, Hulk, Daredevil, gli X Men, dr Stange, Silver Surfer, Black Panther, Capitan America, Ant Man e tantissimi altri.

Ma ha anche reso celebre il Marvel Style: tecnica di creazione dei fumetti in cui lo sceneggiatore crea la base della storia, il disegnatore crea le tavole, e relative vignette singole, a suo gusto e fantasia personale per poi permettere allo sceneggiatore di completare l’opera creando i dialoghi direttamente sui disegni. E soprattutto ha gettato le basi per quello che all’epoca fu una rivoluzione nel mondo dei fumetti.

Il merito di Stan Lee fu proprio di creare eroi che, diversamente a quello che il resto del mercato offriva erano molto più profondi e complessi. Eroi che erano anche uomini, con problemi reali a cui tutti si potevano immedesimare o che tutti avevano vissuto.

Il ragazzino orfano, il milionario playboy alcolizzato, il vigilante cieco, il professore che se si arrabbia devasta ogni cosa. Ogni eroe Marvel ha almeno un problema, una falla, un vizio che li rende più reali, più credibili, più accessibili, più umani. Stan “the Man” Lee è stato capace di tradurre lo stato d’animo di una generazione nascente nelle pagine di carta di semplici fumetti.

Fumetti che hanno aiutato nel corso degli ultimi 45 anni ad insegnare ad adulti e bambini certi importanti valori che oggi diamo per scontati, ma che nei primi anni 60 erano motivo di agguerritissime lotte: rispetto, uguaglianza, solidarietà, moralità, la differenza tra il giusto e lo sbagliato.

Ma Soprattutto lui era Stan Lee, lo zio che tutti avremmo voluto avere, il vicino di casa pazzerello che ti racconta delle storie assurde che per quanto sembrano impossibili e surreali, ti divertono tantissimo.

Certo Stan non era uno stinco di santo, qualche bugia (qualche centinaio) le ha dette, quelle due o tre carognate (almeno lavorativamente parlando) le ha fatte, qualche stupidissimo errore (anche grave) lo ha commesso. Ma proprio come le sue creazioni Stan Era un Uomo, era L’Uomo.

Grazie alle sue creazioni noi fan abbiamo sognato, abbiamo sperato che un ragno radioattivo ci mordesse, o che i raggi cosmici ci donassero incredibili poteri, e stiamo ancora aspettando. Ma Stan era un uomo e in quanto tale poteva ed ha sbagliato. Ma visto che ci ha lasciato vogliamo ricordare il bene che ha fatto, che sicuramente, fantasticamente sorpassa infinitesimamente i suoi errori.

Se questo fosse un fumetto sapremmo tutti che è solo una questione di tempo prima che lui possa tornare in vita, o magari adesso Stan si trova sulla Luna con Uatu l’osservatore a guardarci dall’alto inventando nuovi supereroi. O forse si è riunito al suo vecchio collega Steve Ditko, anche lui scomparso pochi mesi fa, ed insieme a Spider Man stanno volteggiando per i grattaceli della loro New York, e se chiudo gli occhi me lo posso immaginare volteggiare tra i grattacieli gridando… “Excelsior!”

The Defenders: tra azione ed ovvietà

By NerdPensiero, Serie TV No Comments

Questo articolo è frutto di una bastardata. Ho “costretto” il nostro caro amico Vincenzo Caltagirone a commentare The Defenders su Whatsapp. Solo che lui era inconsapevole che poi tutto sarebbe stato pubblicato. È venuta fuori una psedo-recensione che deve essere uno spunto per un pensiero generale sul mondo Marvel in Netflix.

Questo articolo potrebbe contenere spoiler, niente di che sulla trama che non si capisca dopo le prime 2/3 puntate.

FT: Ma a te The Defenders è piaciuto? Io trovo che sia interessate da alcuni punti di vista, prevedibile da altri.

VC:  Io non avevo grosse aspettative. L’ho trovato gradevole ma nulla di che.

FT: Entriamo nel dettaglio? Ho apprezzato la scelta iniziale della fotografia, con la color correction identificativa per ogni eroe (con Alexandra non “colorata” ma bianca).
Di contro la caratterizzazione di Iron Fist sta peggiorando. Nei fumetti è strafigo, in questa serie è un pirla (e non fa altro che dire a tutti di essere l’Iron Fist). Il rischio è che hanno toppato il personaggio.

VC:  Ma pure Stick lo dice… “Il grande immortale Iron Fist” che a sto giro è un emerito coglione quando gli trova il telefono addosso. L’ho trovato banale. Anche Daredevil: un’ora a fare i capricci per non farsi vedere in volto e poi si leva la maschera a cazzo di cane.

FT: Molto critico eh? Forse perché siamo stati abituati agli alti standard della prima stagione di Daredevil. Forse al momento inarrivabile

VC: Si infatti. Due stagioni da urlo.

FT:  Degli altri invece? Che mi dici? Personalmente mi piace tantissimo Jessica Jones. Ho apprezzato molto la sua serie, estremamente psicologica, e con un David Tennant sopra le righe (menzione d’onore anche per Vincent D’Onofrio nella prima stagione di Daredevil, praticamente perfetto). Luke Cage mi ha interdetto. Anche lui fumettisticamente è un gran bel personaggio ma, sembra, che in questa serie sia quasi limitato. Salvo le ambientazione hip hop e le colonne sonore. La storia è interessante ma sembra sempre manchi qualcosa. E in The Defenders si nota di più.

VC: A me personalmente non piace Luke Cage: lo trovo noioso. Iron Fist è troppo rincoglionito. Daredevil non è cazzuto come nelle serie sue. Jessica Jones, invece, rispecchia abbastanza.
I cattivi sono davvero scemi. Le 5 dita della mano: nessun mistero, se le sono giocate presto, male e fin da subito sono state prese a schiaffi. Banali. Pochissima coerenza nei combattimenti: una volta Elektra prende a schiaffi tutti da sola, Cage compreso, mentre nella scena dopo vola a terra con una sberla. Ripeto, la serie l’ho gradita perché avevo aspettative bassissime e perché comunque mi piacciono i personaggi.

FT: Chiaro. Per me come voto sono 3 occhialini nerd su 5.

VC: Io gliene darei due e mezzo.

FT: Sai che questa conversazione diventerà un articolo di Nerd Attack, vero? 😂

Sorry Enzo.

Homecoming: tu sei l’Uomo Ragno

By Film, NerdPensiero No Comments

Spiderman, tu sei l’uomo ragno!
Spiderman, che forte sei tu!
Spiderman, la tua ragnatela,
Spiderman, ti porta lassù!

Più in alto, più in alto,
tu vai, tu vai, tu vai,
nessuno ti sfugge,
non c’è bandito che si salvi da te!

Iniziava così la sigla del cartone animato anni ’60 dell’Uomo Ragno. E fin dall’anno della sua creazione, Spider-Man è stato uno tra i supereroi più amati di tutti i tempi. Purtroppo però, la versione cinematografica di questo beniamino delle masse non ha mai avuto al 100% una pellicola che accontentasse tutti. Perché sebbene nel 2000 quando per la prima volta, Sam Raimi, fece un lungometraggio dedicato al sempre amichevole arrampicamuri di quartiere, c’era qualcosa che comunque mancava, il personaggio Peter Parker, alter ego del supereroe, interpretato da Tobey Maguire, era quello giusto però Spider-Man era troppo “silenzioso”.

Quando pochi anni dopo la Sony ripropose il personaggio con Amazing Spider-Man, con Andrew Garfield come protagonista, il personaggio di Spider-Man era azzeccato, era spiritoso, irriverente e soprattutto eroico, ma purtroppo il personaggio di Peter Parker non era credibile. Quindi i fan ormai si erano rassegnati avere due franchise che rispecchiavano solo parzialmente quello che era il personaggio che tutti volevano vedere.

E poi avvenne il miracolo, la Sony e la Marvel Studios fecero l’accordo commerciale che permise alla Marvel Studios di fare un film sull’Uomo Ragno: Spider-Man Homecoming. E che piccola gemma è stata! Homecoming è sotto molti punti di vista quello che tutti noi fan aspettavamo da un film sull’Uomo Ragno, per la prima volta è stato scelto un vero teenager per fare la parte del teenager più famoso dei fumetti, il bravissimo attore inglese Tom Holland, che riuscito a caratterizzare il personaggio di Peter Parker eccellentemente, sia con che senza la maschera, regalandoci un ragazzino con i super poteri che non sa come utilizzare e che sta cercando di trovare il proprio posto in un mondo più grande di se stesso. E contemporaneamente interpretando magistralmente il ruolo del super eroe mascherato che semplicemente non riesce a chiudere la bocca.

Per non parlare poi del cattivo di questo film, l’Avvoltoio, interpretato dal meraviglioso Michael Keaton, che non è nuovo al genere supereroistico poiché alla fine degli anni 80 interpretò il primo Batman per la regia di Tim Burton. C’è da sottolineare che è quanto mai simbolico che nel primo film della Marvel Studios sull’Uomo Ragno, sia stato scelto l’Avvoltoio come primo nemico, poiché proprio Adrian Toomes è il primo super cattivo che Peter Parker incontrò nella sua carriera da vigilante nelle pagine di Amazing Fantasy, rivista che proponeva agli esordi le prime avventure di Spider-Man.

Il problema dei precedenti film su Spider-Man erano le minacce che doveva affrontare il protagonista, di livello troppo alto, quasi globali, mentre l’eroe creato da Stan Lee è realmente un eroe di quartiere. Il punto di forza del personaggio Spider-Man è sempre stato la sua capacità di essere in contatto con i suoi “vicini di casa” e di affrontare minacce tutto sommato non enormi ma comunque pericolose, tendenza che ormai nei film dei supereroi moderni tende a sparire.

Ogni volta che Capitan America o Iron Man e gli Avengers affrontano un nemico, questo minaccia l’intero mondo, ma Spider-Man no. Ed è questa la forza di Homecoming, la capacità che ha avuto di riportare all’origine quelle che erano le premesse di un personaggio in cui tutti potessero immedesimarsi, cosa che la Marvel Studios da questo punto di vista ha fatto egregiamente.

Una nota va spesa anche in favore di Marisa Tomei, che nel film è la famosa zia May, tutrice legale di Peter dopo la morte dei suoi genitori. Dopo anni passati a vedere la zia di Peter come una vecchina indifesa, in Homecoming vediamo una donna di mezz’età, ancora molto bella, piena di vita e, diciamocelo pure, sexy, che affronta il mondo moderno con freschezza e gioiosità.

L’elemento principale che rende questo film meraviglioso è proprio l’adattamento con i tempi. Peter Parker non è un ragazzino di un liceo negli anni ’60 ma un liceale degli anni 2000, con tutto quello che ne consegue. Anche il personaggio di Tony Stark, già conosciuto negli altri film della Marvel Studios, è una figura importante del film ma contrariamente a quello che molti credevano non è “prepotente” ai fini la storia. Come tutti i film anche questa pellicola ha qualche elemento stonato, ma sono tutti i dettagli che sono facilmente perdonabili se visti della visione d’insieme.
Per i nerd è 5 su 5.

X Men Apocalypse: la nostra recensione

By Film, NerdPensiero

Che anno meraviglioso per essere un cinefilo ed un Nerd, nel giro di poco più di due mesi sono usciti ben tre film basati su personaggi nati sulle pagine dei fumetti. Ma non è tutto oro quello che luccica. Ecco la nostra recensione di “X Men Apocalypse”.

L’ultimo capitolo della saga degli X Men è un film difficile da apprezzare, ma anche incredibilmente facile. L’episodio precedente, “X-Men: Giorni di un Futuro Passato”, a parte essere una più che decente trasposizione di uno delle storie più iconografiche dei fumetti dedicati alla razza mutante, è stato anche una fresca, piacevole e coerente avventura che ha continuato il franchising prodotto dalla Fox. La stessa cosa non può essere di Apocalypse, sebbene entrambi i film sono diretti da Bryan Singer e sceneggiati da Simon Kinberg, Apocalypse lascia in bocca un sapore strano. Il ruolo principale e più e di rilievo è affidato proprio ad “Apocalisse”, interpretato da Oscar Isaac ( con viso e corpo completamente coperto protesi), un arci-nemesi faraonica, altrimenti noto come En Sabah Nur, il primo mutante della storia. Quando Apocalisse ricompare dopo più di cinque millenni dopo il suo seppellimento accidentale nella valle del Nilo, decide di riprendere la sua missione di…. incredibile ma vero, conquistare il mondo, umano in questo caso.

X Men Apocalypse 2

Il franchise di “X-Men” ha avuto i suoi alti e bassi, indubbio è il fatto che con la nuova storyline, iniziata con Prima Classe la Fox ha intrapreso un cambio di rotta, che fino a questo momento sembrava la scelta più azzeccata. Purtroppo X Men Apocalypse perde quell’equilibrio delicato tra storia, effetti speciali e giovani leve di attori. Questo nuovo capitolo della saga crea, o meglio allarga il profondo divario tra gli intenditori dei fumetti e gli spettatori cinematografici che cercano qualcosa di più in una saga di supereroi che l’incessante parlare della potenza dei singoli personaggi. Ma il film ha delle lacune di storia che non possono essere ignorate. Come la presenza di personaggi che da soli potrebbero risolvere il problema ma vengono “tenuti a freno” fino all’ultimo momento possibile o ancora la riscrizione completa di altri personaggi, amati dal grande pubblico e mal utilizzati nella pellicola (ad esempio Angelo/Arcangelo) Come in precedenti episodi, una delle principali preoccupazioni è la persecuzione di mutanti — i mutanti buoni, come il team degli X-Men, che utilizzano i loro superpoteri per il bene dell’umanità.

X Men Apocalypse 3Ma Apocalisse, vuole purificare il nostro povero pianeta sfruttando il potere mutante per i propri fini malvagi. Egli vede i mutanti e soprattutto il telepatico Professor Charles Xavier (James McAvoy), come il mezzo per un fine che è stato sognato fino ad allora solo da Google o Steve Jobs— controllare ogni mente nel mondo. Quando Apocalisse penetra Cerebro, sistema di rilevazione mutante del professor X, Charles dice, con una miscela di orrore e di esaltazione, “Non ho mai sentito un potere come questo prima!”. Michael Fassbender riprende i panni di Magneto, il disilluso mutante sopravvissuto all’Olocausto, altrimenti conosciuto come Erik Lehnsherr. Anche Jennifer Lawrence torna a indossare i panni, e non il make up, di Mystica, con una interpretazione che non è proprio quello che ci si aspetta da un premio oscar come lei. Ma allora perché questo film piace, pur avendo tutti gli elementi per essere un film a malapena mediocre? Probabilmente perché è uscito un mese e mezzo dopo il disastroso Batman vs Superman e tre settimane dopo l’appena decente Captain America Civil War, due film che hanno promesso molto ma alla fine non hanno saputo mantenere le proprie promesse. Se X Men Apocalypse fosse uscito nei cinema a molta distanza dagli altri due probabilmente sarebbe stato molto più deludente di quanto è stato.

Per i nerd è 3 ½ occhialini su 5

occhiali nerd 3.5 su 5

Captain America: Civil War – Il Marvel Cinematic Universe è realtà

By Film, NerdPensiero

Chi l’avrebbe mai detto, dodici film e $ 9 miliardi di incassi fa, che il Marvel Cinematic Universe sarebbe diventato una realtà consolidata!? Certo I fan lo speravano, ma nessuno ci credeva realmente, un intero universo video che collega I supereroi era pur fantascienza. Eppure la scommessa lanciata dalla Marvel Studios ha avuto I suoi frutti. A otto anni dal debutto del primo film Marvel (Iron Man, 2008) arriva sul grande schermo, Capitan America: Civil War il 13 ° film Marvel Studios.

Pellicola diretta da Joe e Anthony Russo, Civil War è un gradevole film corale, che pur essendo palesemente, visto anche il titolo, un film il cui protagonista è Capitan America, riesce a coinvolgere un cast di comprimari di tutto rispetto, affrontando l’excursus emozionale di quasi tutti I personaggi I maniera equilibrata e credibile.

In questo capitolo della saga Marvel, Capitan America/Steve Rogers (Chris Evans) e Iron Man/Tony Stark (Robert Downey Jr) si affrontano in una vera e propria guerra civile tra supereroi. Nella storia infatti l’ONU vuole portare i nostri eroi sotto il proprio controllo. Una parte degli Avengers, guidati da Stark e comprendente, incredibilmente la Vedova Nera (Scarlett Johanson), Visione (Paul Bettany), Pantera Nera (Chadwick Boseman) e War Machine (Don Cheadle) appoggiano da subito l’iniziativa. Ma la fazione giudata da Cap, tra cui – il Soldato d’inverno (Sebastian Stan), Falcon (Anthony Mackie), Scarlet Witch (Elizabeth Olsen), Occhio di Falco (Jeremy Renner) e Ant-Man (Paul Rudd) – si ribellano nel timore di poter essere strumentalizzati dalle “forze del male”. Naturalmente, hanno ragione: un misterioso dottore (Daniel Brühl) sta scavando nel passato di Bucky, quando era un assassino dell’Hydra e in particolare una missione di 1991, che la pellicola rivisita in diversi flashback.

Il terzo film del capitolo relativo a Capitan America, prende spunto, sia come titolo che come storia da una delle più famose miniserie della Marvel Comics, Civil War appunto, in cui a causa di un’esplosione causata da un supercriminale di nome Nitro, un intero paese venne spazzato via di colpo, e centinaia di persone, compresi moltissimi bambini, persero la vita. Dopo questa vicenda tragica, il governo degli Stati Uniti e l’organizzazione S.H.I.E.L.D., dopo pressioni fatte dai cittadini superstiti e dal resto della popolazione, decidono di introdurre il cosiddetto “Atto di Registrazione dei Superumani”. A differenza del fumetto il film non riesce a cogliere appieno la spaccatura ideologica e morale che permea il fumetto, facendo risultare questa pellicola sicuramente gradevole ma sicuramente non un capolavoro.

Nel film viene anche introdotto il nuovo Spider-Man (Tom Holland), vera e propria rivelazione. Benché il pubblico già sapesse della presenza di questo personaggio nel film nessuno sapeva come sarebbe stato presentato e rispetto alle incarnazioni precedenti lo Spider-Man di Holland rispecchia le caratteristiche di uno dei personaggi più conosciuti e amati nel mondo, sia con e senza maschera. Il punto di forza della scena introduttiva di Peter Parker è sicuramente l’ottima maniera in cui sono riusciti a dire la famosa frase, chiave per l’uomo ragno, “da un grande potere derivano grandi responsabilità” senza effettivamente dire queste ormai trite e ritrite parole.

Pur essendo un film di 2 ore e mezza Civil War scorre in maniera godibile senza tempi morti, ed in fin dei conti è il film sui supereroi che tutti si aspettavano di vedere: super scazzottate, un po’ di ilarità e tanti effetti speciali, con un po’ di morale. Per i nerd è 3 occhialini su 5.

Deadpool: tra eroi e ilarità surreale

By Film, NerdPensiero

Cari amici nerd, preparate i chimichanga, raffreddate le birre, affilate I coltelli e riscaldate le pistole, Il mercenario con la bocca più volgare dei fumetti approda finalmente al cinema con un film tutto suo. Ryan Reynolds aveva più volte dichiarato, a partire dal 2005, di voler fare un film su Deadpool, personaggio che aveva già interpretato nel disastroso “X Men Origins: Wolverine” ed oggi a 11 anni di distanza Deadpool il film è realtà. Ma Deadpoolnon è il solito Supereroe, anzi.

Deadpool è essenzialmente il primo film hollywoodiano fan made sui supereroi, ma è molto di più. Il film intero è una sbeffeggiatura rivolta a compiacere i fan dei fumetti e nerd vari in generale. I fan del sardonico mercenario, sanno che questo super anti-eroe è consapevole di essere un personaggio di pura fantasia, e la principale domanda sulla bocca di tutti era come poter rendere omaggio ad una figura così particolare di casa Marvel. Ma guardando il film questa preoccupazione non viene perché non c’è nessuna pretesa con Deadpool, nessuna preoccupazione profonda se non quella di divertirsi divertendo. Sia nei fumetti che in questo film, la ragione primaria per esistenza di Deadpool è quella di sottolineare quanto siano assurdi e ridicoli i supereroi. Ma anche se Deadpool cerca di prendere in giro il proprio genere, non significa che questo non sia un film di supereroi, anzi, forse ad oggi è il migliore. La trama del film è più o meno una origin story da supereroe convenzionale.Wade Wilson, ex membro dei corpi speciali, divenuto bullo a pagamento, si sottopone ad una terapia molto speciale per curare il suo cancro, terapia che attiva le sue capacità mutanti latenti, ma che lo lasciano deturpato fisicamente e mentalmente.

Così si veste di una tutina di spandex rossa (che ricorda molto quella di Spider Man e lo fa sembrare anche il peggior ninja del mondo) e va in giro a uccidere chiunque si metta sulla sua strada. E poiché Wade Wilson è così “scollegato” con la sua realtà, ha la tendenza a rompere la quarta parete e parlare con il pubblico, proprio perché, come detto prima, sa di essere un personaggio immaginario. Ryan Reynolds sembra essere nato per interpretare questo ruolo, che arricchisce con commenti dementi e gag ridicole improvvisate sul momento (come dimostrano i vari trailer ed il film finale, in cui le stesse scene vengono proposte ma con battute improvvisate diverse). Il punto del film non è proprio la trama, così come è, ma il carattere. I suoi occhi senza pupille bianche l’ampliamento e il restringimento in risposta all’azione. Il suo costante sbeffeggiare se stesso, il cinema e il genere a cui appartiene. I salti acrobatici. E’ questo che rende Deadpool un film così guardabile e divertente, e che rende godibile la sua intensa ultra-violenza condita con l’immancabile narrazione fuori campo che si interrompe con i dialoghi del protagonista durante l’azione e quasi “disturbando” gli altri personaggi.

Nel frattempo, Deadpool è sorta di un commentario alla cultura dei fan e dei supereroi, e di come sia artificiale tutta la faccenda delle maschere e dei costumi, ma anche il loro codice morale. Deadpool non indossa una maschera per nascondere la sua identità, ma solo per coprire la sua faccia sfregiata. Mentre alcuni dei momenti più divertenti del film includono lo scontro con un paio di membri degli X-Men, il metallico Colosso e la brontolosa Testata Mutante Negasonica.

Ma nel frattempo, il film scava anche nel nostro rapporto con la cultura pop in generale. Ma questo non cambia il fatto che Deadpool è un film super-divertente in cui la violenza estrema si combina con un’ilarità surreale per creare una sorta di meta-follia mai vista prima sul grande schermo.

Per i nerd è 4 occhialini su 5

occhiali nerd 4 su 5

Ant Man: il piccolo grande eroe

By Film, NerdPensiero

La cultura popolare lo sa da tempo: il vino buono sta nelle botti piccole. La stessa cosa può essere detta di alcuni supereroi.

Ant Man diretto da Peyton Reed è un piccolo gioiello, che fa onore alla tematica supereroistica e alla Marvel Studios. In parte Ocean’s Eleven, in parte Toy Story, con accenni di Assassin’s Creed e elementi alla Monty Pyton, Ant-Man ci regala quasi due ore di puro intrattenimento, con una storia avvincente, divertente e ben strutturata. Non mancano i richiami ai film della Marvel Studios già usciti e i suggerimenti ai film e personaggi ancora a venire, ma già annunciati.

Il film inizia con un giovane Hank Pym (Michael Douglas) che a causa di un non ben specificato incidente lascia lo S.h.i.e.l.d. La storia riprende poi ai giorni nostri dove un vecchio Pym è stato costretto a lasciare la sua società dall’ex pupillo Darren Cross (Corey Stoll). Il dottor Pym recluta allora Scott Lang (Paul Rudd), che nei fumetti è un ladro professionista, mentre nella versione cinematografica è una sorta di Robin Hood informatico del 21° secolo. Lang, che è appena uscito dal carcere diventa così il nuovo Ant Man, allenato da Pym e dalla figlia (Evangeline Lilly) armato della tuta di Ant Man che gli permette di ridursi di dimensione ma di conservare la forza proporzionale di un uomo di dimensioni normali, quindi sovrumane, date le dimensioni ridotte, ma soprattutto di controllare un esercito di formiche.

Pym quindi affida a Lang il compito di rubare l’armatura di Calabrone, versione moderna della tecnologia di Ant Man ed evitare che il malvagio Cross la possa utilizzare per scopi per nulla nobili o eroistici. La pellicola, degna aggiunta ai film prodotti dalla Marvel Studios è una delizia da guardare. La Storia rende su tutti i livelli e le performance degli attori sono eccellenti e credibili. Non mancano i momenti comici, sia da parte del protagonista, che dei suoi comprimari, una nota va spesa per Michael Peña, ottimo attore che, come Paul Rudd, riesce ad alternare ruoli comici a ruoli drammaticamente impegnati o d’azione. Anche l’inserimento nell’universo Marvel è fatto con gran stile e sagacia: l’utilizzo di uno degli Avengers nel film è sia divertente che molto d’effetto. Ant Man è forse il film più riuscito della Marvel Studios dopo Guardiani della Galassia, una pellicola da rivedere più volte con gusto.