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nerd attack Archivi - Pagina 5 di 6 - Nerd Attack

Perchè il pilot di Legends of Tomorrow è una cagata pazzesca

By NerdPensiero, Serie TV

Articolo a cura di Mario Bertolino.

Durante questa settimana è andato in onda il primo episodio di Legends of Tomorrow, nuovo spinoff nato all’interno dell’universo televisivo della DC di The Arrow e The Flash trasmessi tutti nell’emittente televisiva americana The CW. Dire che non mi è piaciuto è poco.

QUESTO ARTICOLO È PIENO DI SPOILER, ma comunque vi consigliamo di leggerlo per evitare di impiegare il tempo in qualcosa di poco fruttuoso. Come vedere il pilot di Legends of Tomorrow.

Tutto inizia nel 2166 a Londra, il cattivissimo Vandal Savage ha conquistato il mondo. Il che di suo ci può stare, d’altronde devono raccontarci come faranno i nostri eroi ad evitare l’accaduto.

La prima scena però è degna di un cattivo da serie b: Savage incontra una mamma con il piccolo e con una tristissima battuta uccide entrambi facendo capire di conoscere il padre del ragazzo.

Il padre del ragazzo è un signore del tempo… – un uomo lineare? Ovviamente no! – Ma siccome deve salvare la famiglia, decide di rompere i giuramenti di non interferenza con la storia e ruba una macchina del tempo la “Waverider”!

Punto numero 1: non sei il Dottor Who. Ti vesti come lui, ti atteggi come lui, ma non solo non hai rubato il Tardis, ma hai anche preso l’unica nave che si chiama come un uomo lineare e che somiglia al Millenium Falcon fatto da un bimbo di 3 anni con Gideon: l’intelligenza artificiale che abbiamo conosciuto con Flash. Ma ok, il nostro dottore di serie b mette su una squadra: quindi analizziamo la squadra di questo Legends of Tomorrow.

Lui si chiama Capitan Hunter, li riunisce perché nel suo mondo sono leggende.

Abbiamo l’Uomo e la Donna Falco: perché’ loro? Perché sono uniti a Vandal Savage da 4000 anni e solo se uno di loro lo uccide, lui non tornerà in vita mai più. – Quindi mi state dicendo che Savage ha 4 mila anni anziché 50 mila, che è immortale per via di Hawkman e consorte e che per far finire bene sta’ storia dovranno ammazzare Savage?? –
Ma non finisce qui! La persona più informata della storia sugli spostamenti di Savage è un dottore vecchio nel 1975 che si scopre di essere il figlio degli uccellacci di una vita precedente. “Sai mamma, avevo 10 anni è arrivato Savage e vi ha ammazzati davanti a me” – Ma povero sfigato! A Gotham ste cose creano tutt’altro effetto…  –
Continuando con la squadra abbiamo Atom, scienziato brillante, creatore di un’armatura fighissima, ma con il complesso del sentirsi inutile, quindi accetta al volo dopo aver parlato con Freccia Verde.
Del gruppo freccia verde abbiamo anche la risorta Black Canary che diventa White Canary.
Firestorm! Accetta anche lui citando l’A-Team! Siccome il professore vuole andare, ma il ragazzo no, lo droga, lo addormenta e lo mette sull’aereo. – Democratico –
Capitan Cold convince Heat Wave che viaggiare nel tempo per danaro è un buon affare, tanto poi rubiamo tutto.

Voi direte, beh dai, peggio di così… si può? Si.

Il primo a dare la caccia a questi signori è un tipo che si chiama Cronos, il quale arriva, ammazza due persone semplicemente perché lo hanno visto, ma lui sa che non avranno ripercussioni sulla linea temporale. – CHE COSAAA??? –

Lasciamo stare le implicazioni scientifiche, ma ammazzare due persone nel passato crea sempre problemi, figuriamoci in un universo che durerà miliardi di anni e che cambia ogni 10, ma amen. – Però ci apre un dilemma che la puntata chiarisce: chi sono le nostre leggende? –

Messo alle strette Capitan Hunter risponde: “Ehm… No… è che siccome voi nei prossimi 150 anni non farete niente, non sarete nessuno e anche se vi ammazzano non ci farà caso nessuno… Allora ho pensato che potevate essere quelli adatti a me”.

Signori credetemi, questo pilot di Legends of Tomorrow è inguardabile. – Ultima chicca: il Cronos di sopra? È la brutta copia di Boba Fett. Ma questa è una battuta dello stesso Capitan Cold. –

Per noi Legends of Tomorrow è decisamente bocciato. Viaggi del tempo fatti male, citazioni che rovinano altre serie tv, personaggi ridicolizzati, intelligenze artificiali che non capiscono cosa devono fare neanche quando l’ordine è: “Non farli uscire!”.

Potrei scrivere trattati su quanto questo pilot ma alla fine la soluzione è sempre la stessa: è stato fatto male. Non ci credete? Peggio per voi, io ho scritto solo ciò che mi è piaciuto… Fate vobis.

Creed – Nato per combattere: la nostra recensione

By Film, NerdPensiero

Cari Nerd siamo stati a vedere Creed – Nato per combattere, ultima aggiunta alla saga del mitico Rocky Balboa.

Come tutti, incluso il protagonista della serie, l’attore Sylvester Stallone, eravamo convinti che le avventure dello Stallone Italiano fossero ormai giunte alla fine, ma così non era per Ryan Coogler. Questo giovane regista statunitense di colore però, immaginava cosa si potesse provare ad essere allenato dal mitico Rocky in persona. Ecco perchè un giorno si presentò a casa di Stallone per presentargli Adonis Johnson Creed, figlio di Apollo Creed, celebre antagonista prima e amico ed allenatore di Rocky, dopo.

Il film narra dell’ascesa di Adonis (Michael B. Jordan, già visto nei panni della Torcia Umana ne I fantastici 4, 2015) nel mondo della boxe. Adonis, che non ha mai conosciuto il suo celebre padre, il campione del mondo dei pesi massimi Apollo Creed, morto prima della sua nascita, ha la boxe che scorre nelle sue vene.

Traferitosi a Philadelphia, luogo del leggendario incontro tra Apollo Creed e Rocky Balboa, Adonis rintraccia e convince il vecchio Rocky a diventare il suo allenatore. Con Rocky al suo angolo, non ci vuole molto prima che Adonis abbia una possibilità per vincere il titolo…

La pellicola è sotto molti punti di vista un fanmade, cioè un film fatto dai fan, perchè di questo si tratta, un film, comunque maturo, attento alle dinamiche del cinema moderno, ma che rispetta, anzi rende omaggio, alla storia da cui è tratta. Coogler ci regala un film che ci porta al cospetto dei pugili più famosi che il mondo abbia mai conosciuto, aprendo contemporaneamente la strada alla nascita, o meglio alla continuazione, di un franchise. La cosa che più colpisce di questo lavoro è il rispetto con cui Rocky viene rappresentato. E poi onestamente, chi non proverebbe un pò di emozione nel vedere il buon vecchio Stallone Italiano almeno un’altra volta sul grande schermo!?

Per i Nerd è 4 occhialini su 5.

occhiali nerd 4 su 5

Golden Globe 2016: tutti i vincitori

By Film

Se dovessimo darvi un vincitore netto di questi Golden Globe, il nome potrebbe essere unico: Leonardo Di Caprio. Con la sua interpretazione, oltre alla vittoria come Miglior attore in un film drammatico, trascina The Revenant – Redivivo alla vittoria come Miglior film drammatico e Alejandro Gonzales Inarritu come Miglior Regista. Il film racconta la storia dell’esploratore Hugh Glass (Di Caprio) brutalmente attaccato da un orso e dato per morto dai membri del suo stesso gruppo di cacciatori. Nella sua lotta per la sopravvivenza, Glass sopporta inimmaginabili sofferenze, tra cui anche il tradimento del suo compagno John Fitzgerald (Tom Hardy) senza mai mollare. Che sia la volta buona che il buon Leo possa vincere anche il tanto agognato Oscar.

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Grande sconfitto il film Carol.

Ottimo risultato anche per Sopravvissuto – The Martian che porta a casa la statuetta come Miglior film commedia o musicale per la gioia del regista Ridley Scott ed il premio Miglior attore in un film commedia o musicale andato a Matt Damon.

All’attrice Brie Larson è andato il premio per la migliore attrice drammatica per il film Room, storia di una madre che lotta insieme al suo bambino per sfuggire da una cattività in una stanza di pochi metri quadri.

Alla venticinquenne Jennifer Lawrence (già premio Oscar per Il lato positivo) è andato il premio per la migliore attrice in una commedia o musical. Come per il film che le ha dato l’Oscar la regia del film Joy, storia (vera) della casalinga che divenne imprenditrice grazie all’invenzione del mocio per pavimenti, è diretto da David O. Russell che l’attrice ha ringraziato con un lungo e sentito discorso.

Kate Winslet per il film Steve Jobs ha vinto il riconoscimento per la miglior attrice non protagonista.

A 69 anni Sylvester Stallone conquista finalmente un Golden Globe e prenota l’Oscar per l’iconico ruolo di Rocky nel nuovo film Creed. Stallone (che nella sua carriera aveva avuto solo due nomination sia ai Golden Globe che agli Oscar per il primo Rocky del 1977) ha ringraziato i produttori di quel primo film “che si sono indebitati per sostenere un giovane attore balbuziente e Rocky Balboa il mio amico immaginario, il migliore amico che abbia mai avuto”.

161101_-_Golden_Globe_-_Sylvester_StalloneAltro trionfo tutto italiano è quello di Ennio Morricone che conquista il suo terzo Golden Globe grazie alla composizione della musica di The Hateful Eight di Quentin Tarantino, il coronamento di un sogno per il regista di Pulp Fiction cresciuto con il mito del cinema di Sergio Leone e degli spaghetti-western che ha sempre inseguito e corteggiato il Maestro Morricone. Assente il musicista, il premio è stato ritirato da Tarantino stesso che in italiano ha ringraziato Morricone e la moglie ed ha inoltre dichiarato: “Per quel che mi riguarda Morricone è il mio compositore preferito e quando parlo di compositore non intendo quel ghetto che è la musica per il cinema, ma sto parlando di Mozart, di Beethoven, di Schubert”.

161101_-_Golden_Globe_-_Tarantino_per_MorriconeParlando delle Serie TV vince il premio come Miglior Serie Drammatica Mr Robot, affiancato anche al premio a Christian Slater come miglior attore non protagonista.

Altro vincitore della serata è Gael García Bernal vincitore del premio come Miglior attore per una Comedy con il suo Mozart in the Jungle, vincitrice anche della statuetta come Miglior Serie Comedy.

Premi come Miglior Attori Dramma per Jon Hamm (Mad Men) e Taraji P. Henson (Empire).

Da segnalare infine il premio vinto da Lady Gaga come Miglior Attrice in una Miniserie per American Horror Story: Hotel.

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Star Wars VII: La forza si è svegliata (no spoiler)

By Film, NerdPensiero

Dopo più di trent’anni, l’attesa è finita. La forza, il campo di energia generato da tutti gli esseri viventi che pervade l’universo e tutto ciò che esso contiene, si è risvegliata. L’Italia insieme alla Francia, ha avuto la fortuna di vedere il settimo capitolo della Saga di Guerre Stellari in anteprima rispetto al resto del mondo. Diretto da J.J. Abrams Star Wars il risveglio della forza è un film bello sotto tutti I punti di vista. La storia inizia esattamente 30 anni dopo gli eventi di episodio VI, Il Ritorno dello Jedi, e vede come protagonisti la nuova generazione degli abitanti della galassia lontano lontano, creata dalla geniale mente di George Lucas.

Il regista, ampiamente criticato in passato per sia il suo stile visivo che narrativo, sembra aver appreso dal passato regalando al pubblico un piccolo gioiello cinematorgrafico. Ma non è solo questo. Il Star Wars Risveglio della forza ha indubbiamente catturato il gusto e lo spirito della trilogia originale, creando una storia credibile e mai lenta, con una narrazione azzeccata e personaggi così ben delineati da ricalcare fedelmente la struttura creata nel primo film della prima trilogia. Innumerevoli sono I riferimenti grafici alla trilogia originale che rendono questa pellicola un pieno successo.

Non di poco conto è anche la presenza sul grande schermo di tutti I personaggi originali, eccezion fatta per Obi Wan Kenobi, e la loro presenza e ruolo sono così ben curati da renderli credibili fin da subito.

Per i Nerd, Star Wars Episodio VII Il risveglio della forza, il voto è di 5 occhiali su 5

occhiali nerd 5 su 5

Sale la febbre per Star Wars

By Film

Per questo anno, Natale arriva in anticipo per noi Nerd. Niente 25 Dicembre, la data cerchiata in rosso nel nostro calendario è sicuramente quella del 16 dicembre: aspettiamo tutti l’uscita del nuovo film di Star Wars!

L’episodio 7, intitolato “Il Risveglio della Forza” sta catalizzando l’attenzione di tutto il mondo cinematografico dove alcuni sono riusciti a vederlo in anteprima, come il famoso regista Steven Spielberg.

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Grandissimo amico del regista J.J. Abrams, Spielberg non ha nascosto il proprio entusiasmo riguardo il nuovo film della serie ed ha dichiarato: “Sono un vero fan di Star Wars, ma ho sempre pensato che non fosse nei miei astri dirigerne uno. Ma era nei miei astri ammirare, presentarmi in sala e vederli tutti più di una volta. E penso che questo nuovo Star Wars potrebbe essere il film del secolo.”

Per chi non lo sapesse Spielberg fece dichiarazioni simili anche per il primo e per il terzo episodio, La minaccia fantasma e La vendetta dei Sith, quindi i veri fan ci andranno cauti, anche se l’opinionista è più che autorevole.

star_wars_il_risveglio_della_forzaSituazione strana, invece, quella del creatore della saga: George Lucas. Dopo l’acquisto della LucasArt da parte della Disney (che molti continuano a definire “Il lato oscuro della cinematografia”, oggigiorno a maggior ragione visto che si sono direttamente comprati “Il lato oscuro”) e la nascita di questa nuova trilogia riguardo Star Wars ad opera di J.J. Abrams, Lucas non è mai stato coinvolto. Inoltre non ha proprio nessuna fretta di vederlo, come dichiarato al Washington Post: “Ora affronto questa realtà, è così che deve andare. E’ come andare al matrimonio di tuo figlio, che è diventato grande. Devi esserci. La mia ex sarà lì, la mia nuova moglie sarà lì, ma dovrò fare un bel respiro profondo, comportarmi bene, sopportare pazientemente e godermi il momento, perché è andata così, ed è frutto di una decisione consapevole che ho preso.” Bene ma non benissimo quindi, presumendo che Lucas vedrà il film anche lui il 16 dicembre come tutto il mondo, e non come “una persona interessata dei fatti”.

La fiducia di chi scrive è sicuramente molto alta, la saga di Star Wars è capace di regalarci emozioni tali che poche saghe cinematografiche hanno mai espresso a questo mondo. Natale sta arrivando. Manca poco al 16 Dicembre.

The Hunger Games: Il Canto della Rivolta, Parte 2 – La recensione

By Film, NerdPensiero

E’ guerra in The Hunger Games: Il canto della Rivolta, parte 2, e nel film si sente il peso di mostrare la battaglia per Capital City in ogni istante dei suoi 137 minuti di esecuzione. La storia riprende immediatamente dopo la conclusione della prima parte e non perde molto tempo a raccontare cosa è successo precedentemente a chiunque si affacciasse solo ora al franchise. Mentre la parte 1 esplorava l’uso della propaganda di guerra e la politica attorno ad una ribellione,questo è a tutti gli effetti un film di guerra. In Il canto della rivolta, parte 2 si sente la necessità di dare forza e credibilità a tali contenuti, e, anche se si tratta di un film solido, è anche il più difettoso della serie.

“Parte 2” inizia esattamente dove l’ ultimo film si interrompeva, con Katniss (Jennifer Lawrence) e il resto delle forze ribelli ad un passo dall’Attacco finale nei confronti di Capital City e del governo di Panem e soprattutto del suo leader: il presidente Snow (Donald Sutherland). Come con in molti franchising moderni, questa pellicola abbonda con un rostro di attori ormai veterani della saga, che in questa circostanza più che da supporto sembrano essere una zavorra per la narrazione, tra cui l’insipido duo di Peeta (Josh Hutcherson) e Gale (Liam Hemsworth) – i due contendenti amorosi di Katniss fin dal primo film.

Come i precedenti due film , Parte 2 è stato diretto da Francis Lawrence che , come la maggior parte registi di franchising, non è stato assunto per le sue qualità di messa in scena, ma per un lavoro: non rovinare una proprietà di grande valore. Il primo film è stato, infatti, diretto da Gary Ross , con la fotografia di Tom Stern, anch’egli rimpiazzato con il cambio di regista. E, ne il Canto della rivolta parte “ vediamo una storia che non prova a trovare un risvolto psicologico o un empatia con il pubblico. Il tutto risulta essere un apoteosi di effetti speciali senza un vero perché. Ma è questo il problema. Parte 2 non sarebbe mai dovuto esistere come titolo a sé. Le due parti de Il canto della rivolta sarebbero dovuti essere un film solo. Il bisogno Hollywoodiano di “fare più soldi”, così come in altri franchising a parte Hunger Games, sta portando a sventrare le storie in favore del dollaro, producendo gradualmente pellicole sempre più insipide, a meno che non vengano viste tutte di fila.

In definitiva Il canto della Rivolta, parte 2 ottiene prestazioni convincenti dal suo impressionante cast, ma si sente anche un senso di oppressione legato alla gravità della sua storia. Il film si concentra su Katniss come un modo per descrivere gli orrori e i danni che genera la guerra. Piccolo appunto va fatto sul un semplice dato, questo è di fatto l’ultimo film di Philip Seymour Hoffman, cosa che molti hanno dimenticato. La scomparsa prematura dell’attore viene avvertita nel corso della storia, che comunque, grazie ad un semplice stratagemma riesce a sopperire a tale mancanza. La storia tutto sommato è abbastanza semplice e offre una conclusione relativamente soddisfacente per The Hunger Games, che tuttavia non ispira la stessa meraviglia dei primi due capitoli.

Zuk Z1: E’ arrivato il momento di recensirlo

By Tecnologia

Zuk Z1 ha rapito il nostro cuore tecnologico e lo ha fatto in maniera tempestiva ed irruenta. Il suo valore è fin da subito palese e oggetivo; le performance la fluidità e l’autonomia sono i tre punti cardine che rendono questo device a nostro giudizio il vero e proprio Best Buy 2015 ed è sciuramente l’unica vera rivelazione di quest’anno. Si era creata molta attesa nei confronti di questo smartphone e dopo averlo provato per circa 2 settimane possiamo dire con certezza che tale attesa era giustificata.

PER ACQUISTARE ZUK Z1 : LINK

Il terminale è ben costruito ed elegante, non a caso Zuk ha alle spalle un’azienda come Lenovo che rientra tra i top Brand mondiali. C’è quindi un grande brand dietro a questa azienda che si propone di irrompere nel mercato europeo con un prodotto di qualità decisamente diverso dalla maggior parte dei cinafonini. Zuk Z1 viene venduto in un’elegante confezione quadrata e bianca con il logo della compagnia che occupa il centro.

ECCO LA NOSTRA VIDEORECENSIONE :

 

Una volta aperta, troviamo al suo interno lo smartphone adagiato nell’apposito slot, un alimentatore da 2 Ampere, un cavo USB Type-C con un’estremità di tipo-A, la consueta manualistica ed il pin per l’inserimento della SIM. Nulla di eclatante in questo frangente, ma non è certo la prima azienda che fornisce lo stretto indispensabile nella confezione. Da segnalare, quindi, l’assenza delle cuffiette auricolari. Ma senza troppi preamboli passiamo alla vera e propria recensione.

 

FORM FACTOR : VOTO 8.5

Nulla da invidiare ad altri top di gamma di brand più blasonati. La costruzione di questo Zuk Z1 è di altissimo livello e lo si percepisce sia dalle fresature laterali completamente in alluminio e sia per l’elegante scocca retro in policarbonato traslucido. I tasti laterali sempre in alluminio rendono ancor più elegante il terminale e si sposano benissimo con tutto il design. In basso abbiamo addirittura una porta Usb Type C ( molto rara anche in smartphone top di gamma 2015 ).

 

Nella parte sinistra dello smartphone abbiamo, invece un’alloggiamento per Nano Sim ( il device è dual sim ). Purtroppo non abbiamo espansione mediante MicroSd, ma non c’è da preoccuparsi dato che Z1 è dotato di ben64 GB di memoria Rom. Di contro bisogna, però, evidenziare quanto a dimensioni sia poco ottimizzato rendendo di conseguenza il device poco maneggevole ed ergonomico.

BATTERIA : VOTO 10

Senza dubbio il miglior smartphone android in questo settore. La batteria che alimenta questo terminale è da ben4100 Mah e rispetta decisamente le attese. Non solo un ottima unità ma anche un ottimo lavoro di ottimizzazione software rendono lo Z1 perfetto in questo segmento. Infatti in questi giorni durante le nostre consuete prove stress abbiamo riscontrato un’autonomia senza eguali. Nessun problema a portare a termine due interi giorni con uno intensivo, con in media 5/6 ore di schermo attivo. Per completezza di seguito vi riportiamo vari screenshot con le statistiche della batteria.

HARDWARE : VOTO 8

Non di certo hardware di primo pelo, però bisogna sottolineare quanto sia ancora attuale sia per prestazioni che per stabilità. L’ottimo snapdragon 801 che era stato il cuore pulsante di galaxy s5 l’anno scorso, ad oggi ha ancora prestazioni degne di nota. Inoltre, essendo ottimizzato al meglio, non si hanno mai problemi di instabilità o cali improvvisi della batteria. Tecnologia per certi versi superata, ma che con il tempo ha raggiunto una maturità tale da farla preferire ai problematici ma ”nuovi” snapdragon 810. Zuk non si è però risparmiata nel settore memoria dove abbiamo ben 64 GB di memoria Rom e 3GB di ram. Tutto questo si traduce in un device stabile prestante e affidabile sotto ogni punto di vista. Z1, inoltre, è dotato di lettore biometrco molto affidabile ma soprattutto il più veloce sul mercato ( da vedere come annichilisce il lettore d’impronte digitali di Galaxy S6 edge in questo video ).

GAMING & DISPLAY : VOTO 8

L’ottima Gpu Adreno 330 3D, @578 MHz garantisce un’esperienza videoludica fluida ed efficace grazie anche al bellissimo display 5.5 ( tecnologia IPS ) Full-HD. Durante le sessioni di gaming quasi mai si assiste a cali di frame importanti essendo comunque la scheda video la stessa che veniva appena un anno fa montata sui top di gamma. Il pannello display è un’unità con tecnologia IPS e per questo motivo i colori riprodotti sono sempre ben bilanciati e mai troppo saturi. Molto bene la luminosità dello schermo, adeguata anche sotto la luce diretta del sole. Svolgono discretamente il loro lavoro i vari sensori di luminosità e luce ambientale.

BROWSER : VOTO 8 

Essendo il software sviluppato dal team Cyano non potevamo aspettarci altro che velocità e fluidità in ambito browser. L’esperienza è sempre godibile e la fruizione dei contenuti viene esaltata dall’ampia diagonale dello schermo. Anche dopo ore e ore di utilizzo il browser stock non risente di alcun tipo di incertezza e le temperature del device sono sempre accettabili. Il touch segue bene in ogni circostanza il movimento delle dita.

FOTOCAMERA : VOTO 6.5 

Nota che stona con tutto il resto è proprio il settore nevralgico di tutti gli smartphone, ovvero la fotocamera. Non di certo all’altezza di un device che sorprende in tutto e per tutto. Il sensore posteriore pur essendo da ben 13 Mgpx retituisce degli scatti a volte davvero pessimi. Ulteriore neo della fotocamera posteriore di questo Zuk Z1 è certamente la messa a fuoco che risulta abbastanza lenta se paragonata a quella di altri dispositivi concorrenti. Le foto, però, in generale appaiono ben definite, con un discreto livello di dettaglio ed un effetto complessivamente apprezzabile (all’esterno la qualità è, ovviamente migliore).  Quest’ultima cala, ovviamente, in presenza di scatti notturni o a luminosità ridotta. Buona anche l’applicazione personalizzata da CyanogenOS. In ultima analisi, bisogna evidenziare degli infimi scatti in modalità HDR a nostro avviso troppo aggressiva nel bilanciamento dei colori. La fotocamera anteriore dispone di un sensore da 8 Megapixel in grado di fornire buoni scatti in condizioni di luminosità favorevole. Gradevole, infine, la qualità dei video con possibilità di effettuare anche time-lapse. Di seguito vi lasciamo alcuni scatti in formato originale cosi che possiate valutare stesso voi le prestazioni della fotocamera.

 

GALLERIA 

 

 

CONCLUSIONI :

Zuk Z1 è sicuramente un dispositivo molto interessante, soprattutto per il prezzo al quale viene proposto ( 299 € su Amazon ). La presenza di un lettore d’impronte digitali, l’ingresso USB Type-C, una batteria perfetta, un software supportato e duraturo, sono sicuramente caratteristiche che rendono Zuk Z1 il best buy per antonomasia ( almeno per quest’anno )12

Zopo Speed 7: Unboxing & Recensione

By Tecnologia

Dopo averlo testato diversi giorni è arrivato il momento di recensire il nuovo Speed 7 di casa Zopo. Questo smartphone ha completamente sorpreso le mie aspettative. Il prezzo di listino di questo device è di solo € 199. A questo prezzo potrete portarvi a casa un terminale con hardware da non sottovalutare assolutamente. Ecco di seguito un immagine che riassume tutte le specifiche tecniche dello Speed 7

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Senza troppo dilungarci in inutili preamboli partiamo con la vera e propria recensione nel dettaglio :

FORM FACTOR : VOTO 7.5

Nonostante tutto il device sia costruito in policarbonato, dobbiamo inevitabilmente sottolineare l’attenzione nei dettagli da parte di Zopo in questo Speed 7. Le trame laterali sembrano rifinite in pregiato alluminio e tutta la costruzione è ben salda e non si sentono scricchiolii sospetti. Tutto ciò denota sicuramente un’ottima resa nel tempo.

DISPLAY : VOTO 8

Lo Speed 7 monta un bellissimo pannello Full HD con 480 Dpi. Il pannello è di ottima qualità e lo si percepisce soprattutto quando si usa lo smartphone in esterno e quando la luce del sole batte direttamente sul dispaly. Lo schermo come detto resta godibile e fruibile anche all’aperto. I colori sono ben tarati ed è sempre molto piacevole guardare contenuti multimediali.

Ecco a voi la nostra Videorecensione, buona visione :

BATTERIA : VOTO 7

Nonostante non sia una batteria potentissima quella di Zopo Speed 7, riesce a garantire comunque un ‘autonomia discreta. Con un uso intenso si riesce tranquillamente a coprire l’intera giornata.

HARDWARE : VOTO 7.5

Siamo dinanzi ad uno smartphone che solo per il prezzo potremmo definire entrylevel poichè l’hardware ci dice ben altro. Abbiamo un processore MTK 6753 octacore 64 bit, 3GB di ram, 16 GB rom. Difficile trovare di meglio a questo prezzo.

FOTOCAMERA : VOTO 7 

Certamente non siamo dinanzi ad un top di gamma e questo lo si percepisce soprattutto dal sensore montato su questo Speed 7. Abbiamo una fotocamera retro da 13 mgpx e una frontale da 5 mgpx. Gli scatti in diurna sono sempre buoni in ogni circostanza ma i problemi arrivano in sessioni fotografiche in notturna. Ecco di seguito alcuni scatti in formato originale, cosi che possiate valutare stesso voi la genuinità delle foto.

 

 

Crimson Peak: un perfetto romanzo gotico moderno

By Film, NerdPensiero

L’atmosfera di Crimson Peak, a partire dall’ambientazione, per passare ai costumi, alle interpretazioni, per poi finire ai crepitii e alle passioni sessuali celate e oscuri segreti, rende questa pellicola un piccolo gioiello di arte cinematografica. Ci sono un paio di mostri (soprannaturali e non), ma le gigantesche emozioni, che spingono ogni singolo personaggio, sono la cosa più terrificante sullo schermo.

Oggi il genere Horror è diventato un prodotto per persone impazienti, ma Crimson Peak non è decisamente un film affrettato. L’ultima fatica del regista messicano seduce con un gusto erotico e macabro, che si fonde perfettamente con il melodramma di base del racconto.

Per questo motivo, Crimson Peak risulta essere un perfetto romanzo gotico moderno. La pellicola è un pezzo impeccabilmente recitato e splendidamente girato. Guillermo del Toro ha consegnato un’altra opera di genio. La trama ruota intorno a Edith (Mia Wasikowska), che è affascinata dal Baronetto Thomas Sharpe (Tom Hiddleston). Dopo essersi sposati, Edith scopre che i fratelli Sharpe potrebbero nascondere alcuni inquietanti segreti. L’unica nota realmente negativa del film sono I fantasmi stessi, che diventano, nel racconto, solo una mera premessa narrativa.

Jessica Chastain e Mia Wasikowska si guadagnano il diritto di imporsi su “palcoscenico” del film. Tom Hiddleston crea un personaggio soave che, anche se sembra reticente e a volte distante. Jessica Chastain (Lucille, la sorella) interpreta magistralmente un personaggio a dir poco snervante. Lucille ha palesemente un’aria sinistra, che è accompagnata anche da un vestito scuro, quasi fosse un suo marchio di fabbrica. In contrapposizione ai due “fratelli”, Mia Wasikowska come la protagonista femminile è piuttosto timida, ma in fin dei conti non è affatto malvagia, anche  se in alcuni momenti non riesce a trasmettere il terrore che a parole prova. Per i Nerds è 3 occhialini su 5.

occhiali nerd 3 su 5

RETRO RECENSIONE – Dino Crisis

By Tecnologia

Articolo a cura di Mirko Manzella.

Quando non si trova l’innovazione, si ritorna al passato. Frase fatta ma estremamente veritiera.

Da qualche tempo sta nuovamente spopolando quella tendenza anni ’90 vista in tutte le salse: dinosauri.

Merito, probabilmente, di giochi come Ark: Survival Evolved, titolo ancora in sviluppo dalla Wildcard ma già ampiamente stuprato da mezza Youtube (anche se gli sviluppatori ci hanno visto lunga), ma anche di progetti appartenenti a case più prestigiose che stanno rivalutando il genere, ma senza discostarsi molto dalle meccaniche che tanto vanno in voga di questi tempi (vedesi la Crytek con il suo Robinson: The Journey o Horizon: Zero Dawn).

Insomma, questa rivalsa preistorica non dispiace al sottoscritto – che ha sempre apprezzato i lucertoloni giganti fin dalla tenera età – ma è tanta la voglia di ripensare un po’ a quei titoli stagionati che hanno saputo realmente cavalcare la cresta di questa stravagante tematica.

Chi di voi, cari lettori, ha abbastanza anni da essersi goduto a pieno la seconda metà degli anni ’90, non potrà non aver già pensato a due titoli iconici sul tema: Turok e Dino Crisis.

Lasciando stare il primo dei due, che ha goduto di un deludente terzo capitolo in old gen, focalizziamoci su quello che è stato una piccola novità per l’epoca, ma che ha garbato immensamente i fan del survival horror – pace all’anima sua – vale a dire Dino Crisis.

Negli anni in cui gli zombie di casa Capcom infestavano gli incubi di tutti i gamer e Resident Evil fu proclamato a gran voce come re indiscusso del survival horror, la stessa casa produttrice scelse di dare alla luce un “fratellino” al pluri premiato titolo, lasciando invariate molte meccaniche di gioco del suo predecessore, ma cambiando decisamente tematica.

Nel 1999 la sofware house lancia sul mercato Dino Crisis, titolo survival panic (sostituendo la parola “horror” proprio per la presenza di dinosauri e non di zombie) per la prima piattaforma Sony e, l’anno seguente, per Pc e Sega Dreamcast.

Essendo stato prodotto nel periodo tra Resident Evil 2 e 3, il titolo è certamente influenzato da questi. Il sistema di controllo, i movimenti e il gameplay sono molto simili a quelli del fratello maggiore, ma al contrario di quest’ultimo Dino Crisis usa un motore grafico 3D (al posto dei fondali prerenderizzati) ed una rotazione costante della telecamera di gioco ed ampliando anche il comparto di movimento del personaggio giocabile, con possibilità di roteare lo stesso di 180 gradi e camminare con l’arma puntata.

Il titolo, ambientato nel 2009, narra le vicende di una task force mandata in missione in un’isola (Ibis Island) per investigare sul centro di ricerca Third Energy e degli esperimenti fumosi portati avanti da un certo Dottor Edward Kirk.

Una volta dentro lo stabilimento, prenderemo il controllo di Regina (unico personaggio giocabile) che, insieme ai compagni Gail e Rick, scoprirà dopo poco tempo la presenza di dinosauri all’interno del centro di ricerca e, inoltre, che tutto il personale è stato letteralmente massacrato dalle bestie.

Con una cornice questa cornice narrativa tetra ed abbastanza splatter, Dino Crisis lancia il giocatore in ambientazioni cupe, claustrofobiche e ben fatte, con tante stanze piene di dettagli come l’arredamento e corpi dilaniati un po’ dappertutto (con scie di sangue evidenti).

Anche il livello di realismo è buono: ad esempio, dopo che avrete smosso una grata per attraversare un condotto, questa resterà per terra anche dopo che avrete cambiato locazione.
Come ho detto prima, in Resident Evil si faceva uso della telecamera fissa proprio per ovviare alla presenza degli sfondi prerenderizzati, mostrando però una calibrazione certosina della telecamera in alcune situazioni. Purtroppo tale telecamera è presente anche qui e non si è liberi di manovrarla a nostro piacimento.

Se da un lato questo rispecchia la volontà dei programmatori di voler creare e mantenere una più che giustificata suspance, dall’altro si appesantisce la giocabilità, mostrando un ottimo impianto grafico, ma rovinato clamorosamente da una pessima gestione della telecamera (tipico della Capcom dell’epoca).

Il comparto sonoro di Dino Crisis è abbastanza controverso. Per quanto riguarda i soli effetti sonori, nulla da obiettare dato che tutto è reso fedelmente, dal semplice colpo di pistola fino al maestoso ruggito del T-Rex – e solo i versi/suoni che provengono dalle bestie sono bastevoli a far aumentare quel livello di suspance voluto dai programmatori.

Le musiche però sono difficili da valutare proprio per il loro numero assai scarso. Durante tutto il gioco, infatti, vi troverete immersi nel silenzio, accompagnati solo dal rumore dei vostri passi e di quelli dei dinosauri. Solo delle particolari situazioni ben determinate ( esempio: quando subirete un’imboscata da due dinosauri oppure in stanze dove dovrete parlare con qualcuno) avremo la presenza di musiche abbastanza scarne se paragonate a quelle di Resident Evil, molto meglio orchestrate e veriegate. Ciò non toglie che anche la sola presenza del silenzio, dei passi e di qualche verso macabro possono immergere il giocatore molto più intensamente, mostrando comunque una parvenza di realismo che non guasta mai nei survival horror.

Per quanto riguarda Regina, il nostro personaggio giocabile, sarà un bellla rossa dalle fatte semi-orientali specializzata nella personalizzazione delle armi (cosa che le torna molto utile nel gioco). Durante l’avventura, infatti, raccoglieremo vari tipi di munizioni e parti customizzabili del nostro arsenale per modificare quelle con cui partirete all’inizio (ossia pistola, fucile e lanciagranate).

Oltre a modificare le armi per renderle più potenti, potremo anche divertirci nel creare munizioni particolari per il fucile, ossia narcotici e proiettili avvelenati, con un diverso grado di potenza a seconda di come mischierete gli ingredienti che recupereremo per il centro di ricerca. Medesima cosa si potrà fare con i medikit, combinando vari oggetti base come emostatici e kit base per creare medikit grandi e con effetti tonificanti multipli.

Oltre alla possibilità di customizzare armi e medicinali, la sopravvivenza di Regina potà essere agevolata da un uso accurato dell’ambiente circostante, attivando barriere laser per poter bloccare il passaggio ai vostri nemici oppure aprire delle valvole di sfiato per far fuoriuscire del vapore bollente; ma spesso il classico metodo della fuga darà la soluzione a tutti i problemi, essendo anzi spesso costretti a farlo (i dinosauri si rigenerano in modo random e le munizioni non basteranno mai per tutti, fidatevi).
Come da tradizione dei survival horror di casa Capcom, non potevano mancare i classici enigmi.

Sebbene siano molto realistici e abbastanza impegnativi, ci troveremo innanzi a codici criptati, come gli enigmi dei D.D.K (Digital Disk Key) che consistono nel decifrare una password tramite una chiave contenuta appunto in questi dischetti speciali, oppure innanzi a tubi di vario da collegare con delle gru ed interi container da spostare per aprirci la via.
A coniugare i due aspetti fondamentali del titolo (combattimenti ed enigmi), ci saranno le scelte di gioco. Infatti, dovremo scegliere la strategia di missione da seguire in corrispondenza alle preferenze dei nostri compagni di squadra, optando per metodi o azioni più efficaci per portare a termine la missione principale, oppure mettere da parte le priorità che ci sono state ordinate per andare in soccorso di alcuni npc in difficoltà. Qualunque sia la scelta fatta, avremo dei finali diversi (3 in tutto) che si alterneranno a seconda della nostra propensione verso la missione da compiere o a seconda del nostro buon cuore.

Cari Nerd, abbiamo solo grattato la superficie di un piccolo, grande capolavoro che ha segnato l’infanzia – e le notti insonni – di molti di noi gamer di vecchia date, ma è il caso fermarci qui.

Il resto va giocato e vissuto in prima persona; riscoprendo, magari, il vecchio gusto del survival horror anni ’90.

Dino Crisis è un titolo da recuperare senza troppi indugi.