Siamo felici di annunciare che quest’anno saremo presenti alla 3^ edizione del MessinaCon, la fiera del fumetto e del fantastico di Messina, che si svolgerà al Palacultura Antonello il 2 e 3 settembre.
Il progetto MessinaCon nasce con l’intento di realizzare, sul territorio dello Stretto, una manifestazione con un ampio respiro nazionale e internazionale grazie alle numerose collaborazioni con altri festival del settore. Da qui, il concreto interesse degli organizzatori di donare alla città di Messina un evento che possa negli anni consolidarsi come tra i più importanti appuntamenti estivi del sud Italia.
Oltre all’esposizione di tavole originali Marvel e Dc, saranno presenti anche pezzi di collezionisti provenienti da tutto il mondo con tavole e schizzi di copertine originali fatti da disegnatori come Jack Kirby, Ditko, Bob Kane, Shuster, Jim Lee, Frank Miller, Bolland, Adams, Don Rosa, Silver, Romita Jr e tanti altri. Numerosi gli ospiti che presenzieranno durante l’evento: Lelio Bonaccorso, Umberto Giampà, Virgola, Angelo Iozza, Fabio Franchi, Roberto Megna e Niwaen.
Prevista quest’anno anche la presenza di numerosi youtubers e blogger come i D20 Nation, DadoBax, Marco Burberi e GearBlast, QuinnMallory del Doctor Who Planet Italia e Matteo Volpe aka Papateo.
Lo ammetto, non avevo mai toccato prima World of Warcraft. Non lo avevo mai considerato, non avevo mai visto nemmeno un secondo di gameplay, le mie uniche conoscenze sull’enorme universo di Blizzard derivavano soltanto dai meme su Leeroy Jenkins e dalla puntata di South Park Fate l’amore non Warcraft. Mesi fa, giorno più giorno meno, parlando con un mio amico molto più che ben inserito all’interno dell’MMO, è uscita dalla mia bocca la seguente frase:
Dai, dopo che finisco Persona 5 inizio WoW, tanto per vederlo un po’, lo prometto.
Mentre producevo i suoni che componevano tale frase, qualche campanello d’allarme scattò nella mia testa ma relegai il tutto ad un angolo oscuro della mia mente, quello del “poi si vede, tanto c’è tempo”. È un posto sicuro, nel breve termine. Ed effettivamente il tempo passò, i pensieri si accavallarono e terminai felicemente Persona 5 consacrandolo come mio personale Game Of The Year, in attesa di Mario Odyssey. Reincontrai nuovamente Christian (è colpa\merito tuo, lo sai) ed ovviamente, come un faro puntato a piena potenza verso l’angolino buio di sicurezza della mia mente, disse:
E quindi ora inizi World of Warcraft, giusto?
Bhe, una promessa, anche se rivolta più a me stesso che all’esterno, è una promessa. La mia iniziale diffidenza era dovuta ad una serie diversa di fattori, primo tra tutti il poco tempo a disposizione da dedicare al gioco. Lavorando mattina e pomeriggio, il tempo libero si riduce giusto ad un paio d’ore la sera o in pausa pranzo ma ho deciso di passarci sopra. In quel periodo non era prevista la pubblicazione di alcun titolo che avesse potuto suscitare particolarmente il mio interesse quindi, teoricamente, non avrei “rubato” tempo ad altri giochi. E, diciamocela tutta, mi son convinto anche per un fattore di conoscenza personale. Se ci pensavo un attimo, mi risultava inconcepibile non conoscere un enorme universo videoludico nato ben dodici anni prima, era una lacuna che andava colmata in qualche modo, e l’unico modo era comprarlo, riscattare il primo mese di gioco ed iniziare.
Un’altra cosa per cui sono uscito pazzo di World of Warcraft è il serpente volante che vedete sullo sfondo. Bellissimo!
Il primissimo impatto, inevitabilmente, fu alquanto destabilizzante. Tanto HUD, gente con cui parlare, quest, tutto mi si riversava addosso troppo velocemente ma ben presto mi resi conto che era colpa mia. Stavo correndo troppo ed il gioco tentava di fermarmi ed accompagnarmi per mano, tranquillamente. Creato con calma il mio PG, uno Sciamano Pandaren di nome Frizzante (perché Termosaldatore non ci entrava), mi immersi lentamente nel mondo di gioco e subito ne rimasi affascinato, complici anche due abbinamenti da me molto amati ed azzeccati come prima scelta: animaletti antropomorfi ed ambientazioni stile antica Cina (Kung Fu Panda, l’introduzione del Pandaren è quello, circa). Prime quest, prime abilità, scelta della fazione, Stormwind e così via, pian piano il mondo di dischiudeva rivelandomi nuove meccaniche ed elementi che mi affascinavano sempre di più, il tutto ben guidato e gestito anche se, chiaramente, un minimo di spaesamento permaneva sempre ed in questo è venuta in aiuto la gilda. Dopo poco, infatti, son stato inserito nella gilda del mio amico di cui vi parlavo sopra, ed immediatamente il tutto si rivelò, ovviamente, più semplice. Consigli su cosa comprare per poter avanzare più semplicemente presso diverse fazioni, su come agire in determinate zone, su quali professioni scegliere per poter fare un po’ di soldi che mi avrebbero aiutato nelle prime fasi di gioco o su come ritrovare la retta via dopo essersi teletrasportati da tutt’altra parte (fatto accaduto ieri sera, con tanto di leggero momento di panico).
Ed è stata anche uno dei motivi per cui ho continuato effettivamente a giocare. Personalmente, credo che affrontare una cosa estremamente vasta come World of Warcraft in totale solitudine porti presto, molto presto, alla noia. Io, seppur non giocando fisicamente con altri membri in quanto ancora in fase di livellamento verso l’ultima espansione di gioco, li ritrovo sempre in chat di gioco. Posso chiedere consigli, aiuto o semplicemente scherzare e passare il tempo. Un altro elemento da cui voglio mettere in guardia una possibile new entry come me è proprio tutta la fase iniziale di leveling. Se avete intenzione di buttarvi dentro WoW perché volete vedere tutta la storia per intero, con le varie espansioni giocate per bene e con attenzione, scartate velocemente l’idea o, almeno, ridimensionatela in toto. Blizzard ha fatto in modo di velocizzare molto questa fase e, ben presto, guadagnando livelli, le quest intraprese diventeranno praticamente inutili, “constringendovi” a proseguire verso l’espansione successiva, perdendo quindi anche quest e raid finali, anelli di congiunzione tra le varie espansioni. E qui torno a parlarvi della gilda: tali raid iniziali, oramai, son fattibili anche da una sola persona al livello massimo. Se avete qualcuno disposto a farli insieme (o per) voi, potete apprezzare molto meglio il dipanarsi del filo conduttore dell’universo.
Mi sono ricreduto, invece, sul tempo da dedicare al titolo. Due orette o poco più la sera e tutto scorre via senza alcun problema. Il tutto per dire semplicemente, ai neofiti che ancora non hanno dato una possibilità al titolo per le ragioni più disparate, di mettere da parte i loro dubbi e tentare. Si ritroveranno catapultati in un mondo ben realizzato e coinvolgente, con personaggi ben caratterizzati, una storia interessante e meccaniche che, semplicemente, hanno fatto scuola. E non badate ai vostri amici che “ma hai iniziato a giocare a World of Warcraft? Allora non ti rivedremo mai più, drogato!!!”, è solo gente scema.
E voi avete qualche esperienza di MMO online? Fatemi sapere cosa giocate, come avete iniziato e se state continuando!
Questo articolo è frutto di una bastardata. Ho “costretto” il nostro caro amico Vincenzo Caltagirone a commentare The Defenders su Whatsapp. Solo che lui era inconsapevole che poi tutto sarebbe stato pubblicato. È venuta fuori una psedo-recensione che deve essere uno spunto per un pensiero generale sul mondo Marvel in Netflix.
Questo articolo potrebbe contenere spoiler, niente di che sulla trama che non si capisca dopo le prime 2/3 puntate.
FT: Ma a te The Defenders è piaciuto? Io trovo che sia interessate da alcuni punti di vista, prevedibile da altri.
VC: Io non avevo grosse aspettative. L’ho trovato gradevole ma nulla di che.
FT: Entriamo nel dettaglio? Ho apprezzato la scelta iniziale della fotografia, con la color correction identificativa per ogni eroe (con Alexandra non “colorata” ma bianca). Di contro la caratterizzazione di Iron Fist sta peggiorando. Nei fumetti è strafigo, in questa serie è un pirla (e non fa altro che dire a tutti di essere l’Iron Fist). Il rischio è che hanno toppato il personaggio.
VC: Ma pure Stick lo dice… “Il grande immortale Iron Fist” che a sto giro è un emerito coglione quando gli trova il telefono addosso. L’ho trovato banale. Anche Daredevil: un’ora a fare i capricci per non farsi vedere in volto e poi si leva la maschera a cazzo di cane.
FT: Molto critico eh? Forse perché siamo stati abituati agli alti standard della prima stagione di Daredevil. Forse al momento inarrivabile
VC: Si infatti. Due stagioni da urlo.
FT: Degli altri invece? Che mi dici? Personalmente mi piace tantissimo Jessica Jones. Ho apprezzato molto la sua serie, estremamente psicologica, e con un David Tennant sopra le righe (menzione d’onore anche per Vincent D’Onofrio nella prima stagione di Daredevil, praticamente perfetto). Luke Cage mi ha interdetto. Anche lui fumettisticamente è un gran bel personaggio ma, sembra, che in questa serie sia quasi limitato. Salvo le ambientazione hip hop e le colonne sonore. La storia è interessante ma sembra sempre manchi qualcosa. E in The Defenders si nota di più.
VC: A me personalmente non piace Luke Cage: lo trovo noioso. Iron Fist è troppo rincoglionito. Daredevil non è cazzuto come nelle serie sue. Jessica Jones, invece, rispecchia abbastanza. I cattivi sono davvero scemi. Le 5 dita della mano: nessun mistero, se le sono giocate presto, male e fin da subito sono state prese a schiaffi. Banali. Pochissima coerenza nei combattimenti: una volta Elektra prende a schiaffi tutti da sola, Cage compreso, mentre nella scena dopo vola a terra con una sberla. Ripeto, la serie l’ho gradita perché avevo aspettative bassissime e perché comunque mi piacciono i personaggi.
FT: Chiaro. Per me come voto sono 3 occhialini nerd su 5.
VC: Io gliene darei due e mezzo.
FT: Sai che questa conversazione diventerà un articolo di Nerd Attack, vero? 😂
Gli americani non hanno dubbi al riguardo: la più amata è proprio lei, la bellissima e tenace Hermione Granger (Emma Watson), ammirata a tal punto da rubare lo storico primato alla raffinata Holly Golightly (Audrey Hepburn) e alla sua colazione da sogno.
Sarà che le principesse sono cadute nel dimenticatoio da un bel po’ o che qualsiasi donzella che si rispetti preferisca un’ avventura mozzafiato ai diamanti di Tiffany, ma il binomio diva-bambola non convince più come una volta. È chiaro che la bellezza non passerà mai di moda ma la donna che vive esclusivamente in funzione della sua dimensione emotiva e che confida sulla possibilità di trovare un uomo facoltoso per alleggerirsi di qualche responsabilità non può più trovare spazio sul gradino più alto del podio.
Nella società contemporanea le priorità sono altre, di conseguenza le eroine mutano forma e contenuto senza, però, calpestare il ricordo di ciò che è stato. Fa riflettere, infatti, un dato significativo: nella classifica del pubblico a stelle e strisce passato e presente continuano a convivere in armonia. Dunque, al terzo posto troviamo la mitica-indimenticabile-intramontabile Leia Organa (Carrie Fisher), imperatrice stellare e maestra di stile che mi auguro rimanga sul podio nei secoli a venire (finché ciò accadrà l’immaginario collettivo sarà degno di stima), al quarto posto lasciamo che ci strappi un sorriso consapevole e nostalgico Mary Poppins (Julie Andrews), la tata ideale dei bambini dal 1964 a oggi, mentre al quinto posto incontriamo la roccia Sarah Connor (Linda Hamilton), guerriera coraggiosa e madre del prescelto, il che è già un motivo sufficiente per garantirle la duratura approvazione all’unisono.
L’unico aspetto che lascia perplessi è la postazione di Mia Wallace (Uma Thurman), dal momento che l’ape regina per eccellenza trova spazio soltanto al dodicesimo posto della lista. Premettendo che avrei messo ben volentieri al collo della sposa più bella che gli stanchi occhi di Bill abbiano mai visto la medaglia d’oro, mi risulta difficile, se non incomprensibile, la ragione per cui una come Mia possa guadagnare un misero dodicesimo posto. Ma i gusti, si sa, sono insindacabili.
A questo punto, sarebbe interessante scoprire quali sorprese ci riservi il pubblico italiano, dal momento che il Bel paese può vantare una carrellata di mostri sacri in gonnella da fare invidia a chiunque, a volte persino alla Hollywood Factory che, tuttavia, vince facile perché gioca sui grandi numeri. Da Anna Magnani a Monica Vitti, da Sofia Loren a Claudia Cardinale, da Margherita Buy a Laura Morante e Claudia Gerini che continuano a mantenere alto il buon nome delle attrici italiane, si potrebbe elencare una serie infinita di personaggi femminili che ci hanno regalato grandi emozioni e, perché no, parecchi sorrisi.
I più attempati ricorderanno con piacere Assunta (Monica Vitti), la spassosissima ragazza con la pistola che si trasferisce nel Regno Unito per combinarne di tutti i colori o si commuoveranno pensando alla sfortunata Pina (Anna Magnani) schiacciata sotto il peso di una Roma affamata e crudele. Il fascino di Adelina/Anna/Mara (Sofia Loren) di Ieri, oggi, domani, invece, è scolpito tanto nella memoria dei più maturi quanto in quella dei giovani perché la Loren, così come la Cardinale sono il simbolo della bellezza e del talento mediterraneo, lo stesso che ha fatto gola anche a tanti registi oltreoceano.
Infine, anche gettando lo sguardo sul cinema contemporaneo si trovano delle piacevoli conferme. Chi non è rimasto senza parole di fronte al carisma con cui Antonia (Margherita Buy) ha trascinato nel suo universo caotico l’adorabile esercito di Fate ignoranti o chi non ha riso a crepapelle durante le nozze di Jessica (Claudia Gerini), considerate le più tamarre della storia del cinema italiano? E, se non bastasse, chi gradisce particolarmente la dimensione culturale non può non apprezzare gli irresistibili personaggi nevrotici e intellettuali interpretati da Laura Morante.
Ce n’è per tutti i gusti, insomma! Donne forti, spontanee, comiche, fiere del proprio vissuto e sprezzanti dell’opinione comune. Donne che, per un motivo o per un altro, ci hanno fatto sognare.
Anche quest’anno i Nerd Attack saranno all’ETNA COMICS! Erick, Jhonny e Francesco saranno i tra i presentatori sul profilo Facebook della manifestazione di Catania che si svolgerà dal Primo al 4 di Giugno presso le Ciminiere! Rimani collegato per scoprire tutto sulla fiera cult siciliana!
Nella puntata di questa sera di Nerd Attack, in onda su Radio 102, i conduttori Erick Cannamela, Jhonny JXJ e Francesco Tarantino avranno ospiti ed intervisteranno Fabrizio Biggio e Antonio Mannino!
Molti ricorderanno Fabrizio Biggio soprattutto per via del duo comico “I Soliti Idioti” insieme a Francesco Mandelli, ma ha fatto tantissime altre cose. E’ nato a Firenze nel 1974 e in Tv ha esordito a Mtv con la trasmissione Mtv Select. Da quel momento in poi ha condotto diverse trasmissioni sempre sul canale musicale, tra le quali anche lo storico TRL – Total Request Live fino ad arrivare alla consacrazione con la serie tv I Soliti Idioti, da cui sono nati anche due film campioni d’incassi ai botteghini. Ha esordito su Rai Due grazie allo show Meglio Tardi che mai. Fabrizio Biggio è anche un fumettista, inventore delle storie di “Pene e Vagina”.
Dopo l’esclusiva fornita a Nerd Attack, Antonio Mannino, direttore di Etna Comics, torna in diretta su Radio 102 e ci racconterà tutto quello che accadrà nelle fiera etnea. L’Etna Comics, che si svolgerà a Catania da Giovedì 1 a Domenica 4 Giugno, è la quarta esposizione sul mondo videoludico più grande in Italia. Lo scorso anno, l’Etna Comics, ha registrato 73 mila presenze.
Vi aspettiamo questa sera dalle ore 21.00 alle 22.30!
“Remake” è la parola preferita dagli studios Hollywood. Fin da quando si sono iniziati a fare film, ci sono stati registi, produttori e scrittori che chiedono di riproporre tutto ciò che era già stato presentato sul grande schermo. Perché? Perché a volte funziona davvero. Senza l’originale Scarface del 1932, il pubblico non avrebbe mai avuto il successivo capolavoro del 1983 interpretato da Al Pacino. Lo stesso vale per Ocean’s Eleven, Il Falcone Maltese, A qualcuno piace caldo e altre gemme di Hollywood. Se iniziate a studiare la storia del cinema di esempi del genere ne troverete parecchi. Certo è indubbio che le motivazioni che spingono a produrre un remake sono molte. C’è la volontà di rendere giustizia ad una storia che probabilmente nel momento in cui è stata originariamente proposta la tecnologia non era adatta, o semplicemente perché si vuole far conoscere la stessa storia ad un pubblico più adulto o più giovane, dunque modificandone tutto, o poco, tranne che il messaggio centrale, o semplicemente perché si vuole giocare sul sicuro riproponendo di base la stessa storia, a parte qualche piccolo dettaglio. Purtroppo però ultimamente, sembra che ci sia un trend crescente: rifare film, con un grande budget, grandi classici entrati di diritto e di prepotenza nel tessuto socio culturale della nostra civiltà. Se da un canto i motivi artistici sono diversi, anche più di quelli proposti da noi, dal lato degli studios il motivo per fare un remake, un reboot o un sequel è uno e uno soltanto: i SOLDI!
Beh, è semplice. I riavvio a dirsi, ma i remakes, i reboot e i sequels, sono più redditizi dei sogni più selvaggi. I film che hanno già avuto un grande successo sono film garantiti, cioè hanno già un seguito garantito che andrà a vedere il film sul grande schermo. Per non parlare del merchandising, già perché non sono solo i film singoli e auto conclusivi che vengono “violati” ma soprattutto i franchise e le saghe. Più che mai, gli studi di Hollywood stanno diventando dipendenti dai franchise passati, facendo di tutto per tenerli vivi. Un franchising che aveva tutto questo e più a suo favore è stato il “Jurassic Park” franchise, con il suo reboot-sequel 2015, “Jurassic World”. Non è stato solo in grado di dimostrare che i remake hanno ancora le gambe, ma è stato anche in grado di dimostrare che i reboot possono superare l’originale con un record di 208,8 milioni di dollari solo negli USA e solo nel week end di uscita, secondo la rivista di intrattenimento Variety. Anche “Star Wars: The Force Awakens”, ha fatto 247 milioni di dollari nel suo debutto negli U.S.A., ma molti altri sono stati dei flop, uno per tutti “Total Recall, Atto di Forza”.
Il vero problema è che a volte quando si ripropone un film già visto, ci si deve scontrare con molto più che il film stesso, come i ricordi e le emozioni delle persone che lo hanno già visto. E’ come dire che dopo anni in di matrimonio o anche dopo anni di mangiare il vostro piatto preferito esattamente quando volete, qualcuno vi proponga la stessa medesima cosa o la stessa persona, con qualche piccolo dettaglio diverso. Come la prendereste? A voler essere polemico si potrebbe dire che Hollywood ha finito le idee nuove negli anni 90, ma ancora oggi escono pellicole indipendenti, cioè non prodotti dai grandi studios che sono vere e proprie gemme, semmai verrebbe da dire che Hollywood preferisce rifare cose già fatte piuttosto che trovare nuove idee o quantomeno originali. Ma la verità è che il pubblico andrà sempre e comunque al cinema a vedere quei film perché il lavoro del cinema e’ quello di far sognare, con qualsiasi mezzo possibile. E purtroppo, o per fortuna, ci riescono benissimo.
e Rave Tube saranno ospiti in studio della trasmissione Nerd Attack, come sempre in onda su Radio 102 dalle 21.00 alle 22.30.
Andrea Marino (Rave Tube) nasce come disegnatore e blogger. Da sempre appassionato di videogiochi, trasmette l’emotività e i valori dei medesimi sul suo canale, con oltre 100 video caricati che ne parlano in modo eccentrico! Di recente si occupa di Cubeecraft (figure di design in carta), app per smartphone, e approfondimenti sul mondo di Metal Gear Solid, grazie anche alla pagina Metal Gear International (attualmente la più conosciuta in Italia come pagina fanbase di Metal Gear). Non mancano poi sketch comici su Facebook insieme al collega youtuber Papateo. Insomma, in 3 anni di attività potrete trovare nel suo canale poliedricità a tutto tondo.
Giulia Vaiana (Nerd Kitchen), è una youTuber palemitana, amante della creatività in tutti i suoi generi, incontra il mondo del cosplay dal 2009, amando questa passione per la sua possibilità di spaziare in maniera fantasiosa in diversi ambiti della creatività, dalla sartoria e il fai da te a tantissimo altro, applicando gli studi artistici. Nel 2012 scopre il cake design, una passione travolgente che nel 2014 la spinge ad aprire un canale YouTube di cucina molto particolare, Nerd Kitchen, dove la golosità e le sue passioni si uniscono per realizzare svariati patti a tema Nerd come la burrobirra di Harry Potter, i bento giapponesi, le ciambelle dei Simpsons le uova di drago (ovviamente di cioccolato) e chi più ne ha più ne metta. Da più di un anno lavora in RAI come tutor di cucina creativa del programma Detto Fatto, realizzando tutorial di cucina colorati e divertenti e trasmettendo la sua passione a tantissima gente, dentro e fuori il web.
I due YouTuber si concederanno alle domande ed alle curiosità degli speaker Erick Cannamela, Jhonny JXJ e Francesco Tarantino. I fans trapanesi potranno incontrare Rave Tube e Nerd Kitchen negli studi di Radio102 o mandare le proprie domande al 327 37 91 200 via messaggio o tramite le app Whatsapp e Telegram.
È la moda degli ultimi anni. È inutile girarci intorno. Bisogna capire se tutto questo nasce per una mancanza di fantasia o semplicemente la Disney vuole sfruttare, nuovamente, dei brand che sono dei classici ma ormai sopiti, con delle potenzialità ma già “antichi”.
I remake in live action sono una realtà. I primi esperimenti furono La Carica dei 101 diretto da Stephen Herek, con una temibile Glenn Close nei panni di Crudelia. Un buon prodotto il primo. Il secondo abbastanza mediocre.
La vera rivoluzione si ha in questo decennio e probabilmente è tutta colpa di Tim Burton e Johnny Depp. Dei geni prestati al mondo disneyano che hanno riportato in vita il magico universo di Lewis Carroll di Alice. Anche in questo caso, il primo film è stato un successo planetario che ha “costretto” la Disney a lanciare questa nuova moda. Rifare tutti i vecchi cartoni animati in film, con attori in carne e ossa. Come La Carica 101, però, il sequel di Alice è stato deludente.
Il dado ormai era tratto. L’apprendista stregone fu un mezzo flop. Maleficent, dedicato alla strega Malefica de La bella addormentata nel bosco, interpretata da Angelina Jolie, nel 2014 ha confermato che la strada di Alice in Wonderland si poteva percorrere ancora. Successo pazzesco 180 milioni di costo, 758 d’incasso, not bad.
Altro grande classico tornato in vita è Cenerentola, uscito nel 2015 con la regia di Kenneth Branagh. Cast stellare, con Lily James, Richard Madden, Cate Blanchett e Helena Bonham Carter. Storia non modificata, anche se non è stato un enorme successo 95 milioni di budget per 543 di ricavi.
Diversamente, la miglior trasposizione al momento è Il libro della giungla (2016) di Jon Favreau, regista dei primi due Iron Man, che ha miscelato il cartoon Disney del 1967 con temi reali di Kipling: 175 il costo, addirittura 966 l’incasso. Qui probabilmente la casa di Topolino e company realizza di poter sfruttare a piene mani i grandi classici. Arriva La bella e la bestia, un musical dove la Disney sguazza come i vecchi tempi. Qualitativamente non eccezionale ma sicuramente un successo.
Il futuro non sarà molto diverso. Ormai la strada è segnata. Il prossimo anno vedrà tornare al cinema nel suo remake live action Mulan.
Successivamente sarà la volta di Dumbo. Con la regia di Tim Burton. Pausa scenica. E vedrà tra gli attori protagonisti Eva Green, Colin Farrell e Danny DeVito. Altra pausa scenica. La pellicola potrebbe essere realmente fuori di testa e psichedelica.
Ma non finisce qui. Sono in pre-produzione film come Cruella (avete presente Maleficent? Però con Crudelia De Mon), Tink (dedicato a Trilli / Campanellino), Winnie the Pooh (probabilmente un ibrido tra riprese in live action e CGI), Pinocchio, Genies (prequel di Aladdin), Aladdin stesso, La spada nella roccia, Rose Red (sulla sorella di Biancaneve), Peter Pan, La sirenetta, Il re leone, un sequel per Maleficent, un sequel per Il libro della giungla e una nuova versione di James e la pesca gigante.
Insomma. Per il futuro la Disney si tuffa nel passato. In alcuni casi con ottimi risultati raggiunti, in altri con dei flop. Ma la domanda chiave è: non saranno un po’ troppi tutti questi progetti? Perché non si produce più nulla di nuovo?
La Fantasia è finita od ormai la Disney è semplicemente una azienda che deve fare soldi? Quando il motto di Walt, “Se puoi sognarlo, puoi farlo!”, si è trasformato in “Se puoi fare soldi facili, devi farli”?
È stata una strada lunga e tortuosa per il Wolverine di Hugh Jackman. Dal momento in cui il mondo ha conosciuto il genere supereroistico moderno con X-Men del 2000, lui è stato presente per quasi tutte le sue fasi, sia alti che bassi. Dopo nove apparizioni nel ruolo, Jackman è pronto per appendere definitivamente gli artigli al chiodo. Ma la sua ultima apparizione come Logan è il degno addio che il pubblico, i fans e la critica si aspetta.
L’anno è il 2029 e non nascono più mutanti da 25 anni. La maggioranza della razza mutante è morta e Wolverine alias Logan (Hugh Jackman) ora utilizza il suo nome di battesimo, ovvero James Howlett e si guadagna da vivere come un autista di limousine. I suoi poteri di guarigione hanno ormai iniziato da tempo a diminuire. Inoltre, per completare il tutto, Logan si trova ad accudire, in una struttura abbandonata vicino al confine degli Stati Uniti e Messico, il vecchio e malato professor Charles Xavier (Patrick Stewart), ora novantenne e classificato da parte del governo degli Stati Uniti come “arma di distruzione di massa” proprio a causa della sua incapacità di controllare al completo i suoi poteri mentali.
Questa è la premessa del terzo capitolo della saga dedicata al celeberrimo mutante con gli artigli di adamantio. Diretto da James Mangold, già regista di Wolverine l’immortale, Logan è il punto di arrivo di un raccordo iniziato diciassette anni. Logan è un film che non teme il confronto con il cinema mainstream, poiché anche se Logan si ispira liberamente alle famose graphic novel Marvel “Old Man Logan” e, “La Morte di Wolverine” (anche se in pochi hanno colto questo adattamento), il film ha molto di più in comune con pellicole del calibro di The Grey di Joe Carnahan. Logan (scritto da Mangold stesso) è un film maturo in cui il protagonista si imbarca in un esame personale, nel pieno di una lotta con il proprio senso di mortalità, mentre si ritrova ancora una volta a dover combatter una battaglia che non sente realmente sua.
Logan è esattamente il genere di film che i fans hanno aspettato per quasi venti anni, in cui la Fox ha acconsentito a realizzare una storia più simile, se non altro graficamente, all’essenza del personaggio fumettistico piuttosto che la sua versione, a tratti edulcorata, presentata al pubblico precedentemente. Ma questo capitolo conclusivo della trilogia ha anche un altro enorme merito, conferma esattamente quello che aveva promesso con il trailer. Trailer che sfoggia una colonna sonora d’eccezione “Hurt” di Johnny Cash. Canzone che sembra essere una profezia, poiché nel suo testo è sibillinamente descritto lo stato d’animo e il percorso narrativo del film stesso.
Ma Logan presenta anche delle lacune di narrazione, buchi di trama che vengono lasciati aperti, quasi a suggerire al pubblico che la storia non si è realmente conclusa, anche se la fine di Wolverine è categorica e senza possibilità di fare alcuna marcia indietro. Tuttavia questi buchi di trama, non alterano in alcun modo la storia e lo spettatore può tranquillamente gustarsi la pellicola, anche se avrebbero quanto meno dato un quadro più completo degli avvenimenti. Logan è una pellicola matura che riporta brutalmente il genere supereroistico con i piedi per terra. È la fine di un viaggio attraverso i meccanismi di base del genero umano: lo sguardo esterno di chi non è del tutto umano, ma allo stesso tempo lo è in maniera totale e assoluta.